Digitale terrestre, nel Lazio
è l'ora dello switch-over

Digitale terrestre, nel Lazio è l'ora dello switch-over
di Federico Rocchi
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Lunedì 15 Giugno 2009, 14:13 - Ultimo aggiornamento: 16:41
ROMA (15 giugno) - Come tutti i cambiamenti, la transizione alla televisione digitale ha prodotto negli italiani due gruppi che si contrappongono: quelli a favore, spesso silenziosi, e quelli contro, spesso meno silenziosi e pronti ad approfittare dell’onda di protesta per allegare alle motivazioni specifiche, contrarie ad un passaggio che reputano inutile e forzato, anche proteste “laterali” come quelle relative al pagamento del canone o circa la qualità dei programmi trasmessi, per citare le più utilizzate.



La maggior parte delle criticità sbandierate contro il passaggio al digitale terrestre svanisce ragionando a mente fredda, assumendo una posizione intellettualmente neutra. Dovrebbe essere del tutto evidente, ad esempio, che non è RAI la responsabile del cambio di tecnologia di trasmissione: si tratta di una decisione ovviamente presa al livello dei governi europei, con necessario coordinamento visto che le onde elettromagnetiche non si fermano spontaneamente alle frontiere nazionali.



Il pagamento del canone, come è noto anche in relazione alle ultime polemiche sulla necessità di pagamento anche per i possessori di computer, non è legato alla ricezione dei programmi ma al possesso di apparecchio “atto o adattabile a ricevere il segnale radioelettrico”. Stante lo stato della tecnica si può dire che oggi qualsiasi apparecchio con uno schermo rientra nella categoria di apparecchio “adattabile”, creando quindi una confusione che effettivamente non poteva essere immaginata nel 1938, quando fu emanato il Regio Decreto-legge 21 febbraio 1938 n. 246 che regola il pagamento di questa tassa in vigore ancora oggi, erroneamente chiamata “canone RAI” per semplificare ma che è, in effetti, una tassa da pagare allo Stato.



Per quanto riguarda il paragone con i programmi trasmessi, è evidente quanto un conto sia la tecnica di trasmissione del segnale e un altro conto sia la qualità dei programmi: per entrambi i protagonisti del settore televisivo italiano, Rai e Mediaset, si tratta addirittura di società separate (Rai Way per Rai ed Elettronica Industriale per Mediaset), quella che gestisce la trasmissione e quella che gestisce i programmi. Contestereste il mobilio del ristorante o chi gestisce gli impianti del locale se le pietanze non fossero gustose? No, contestereste il cuoco…



Circa la necessità di passare da un sistema di trasmissione all’altro, pure, ci sarebbe ben poco da contestare appena guardandosi intorno: tutta la comunicazione è digitale, all’appello mancano soltanto la tv e la radio, non a caso i due mezzi più diffusi, quelli la cui transizione è più difficile da gestire. Nel caso della TV digitale l’ulteriore difficoltà è data dall’impossibilità di usare in parallelo all’emissione analogica una differente banda elettromagnetica dedicata. Per questo motivo non si può lasciare la transizione “al mercato” ma deve necessariamente essere pilotata dallo Stato.



Le resistenze psicologiche che stiamo sperimentando oggi, poi, sono le stesse di quaranta anni fa quando il passaggio era fra televisione bianco e nero e televisione a colori. L’onorevole repubblicano Ugo La Malfa fece un’interrogazione parlamentare per manifestare il suo timore circa il potenziale indebitamento che gli italiani avrebbero dovuto sostenere per acquistare gli allora costosissimi televisori a colori. Come vedete a distanza di oltre trent’anni siamo sempre al punto di partenza e stavolta non c’è nemmeno la necessità di cambiare televisore per godere degli innumerevoli vantaggi della tv digitale, perché ce ne sono molti, basta pensarci.



Non volendo ribadire per l’ennesima volta la perfezione dell’immagine e del suono si può porre l’accento sull’audio in termini quantitativi. Il sistema di trasmissione analogico, oltre a non garantire un audio qualitativamente decoroso per gli anni che viviamo, poteva trasmettere soltanto due canali, quindi una lingua in stereofonia o due lingue in monofonia. Il sistema digitale, invece, permette di avere un numero teoricamente infinito di canali audio associati ad un programma video: non pensate che sia una straordinaria opportunità culturale il poter vedere un film in lingua originale? In tutto il mondo i film sono proiettati in lingua originale, senza doppiaggio, e con i sottotitoli ed è questo uno dei motivi che spinge in quei paesi la diffusione delle lingue straniere come da noi non avviene. La trasmissione digitale offre anche l’opportunità di avere sempre i sottotitoli alla trasmissione, una vera conquista di civiltà e di rispetto nei confronti di chi non può sentire.





Registrare la televisione digitale terrestre

Le due più frequenti critiche “pratiche” alla tecnologia digitale terrestre riguardano la necessità di avere un sintonizzatore per ogni televisore e, soprattutto, la presunta impossibilità di registrare un programma televisivo digitale oppure di registrare un programma e vederne un secondo. Ebbene nessuna di queste critiche ha un senso compiuto in relazione alla tecnologia: nulla cambia rispetto al mondo analogico.



Nel mondo analogico dentro ogni TV era incorporato un sintonizzatore, a volte anche più di uno come nel caso dei televisori che offrivano il “picture in picture” di canali tv differenti. Anche dentro ogni videoregistratore era incorporato un sintonizzatore, è per questo che si poteva vedere un programma (attraverso il sintonizzatore incorporato nel TV) e registrarne un secondo (usando il sintonizzatore nel videoregistratore). E’ quindi del tutto normale la necessità di avere un sintonizzatore digitale per ogni elemento che prima usava un sintonizzatore analogico. La tipologia delle connessioni per la registrazione è davvero notevole e sorprendenti le possibilità, spesso ignorate.



Ad esempio non è molto noto il fatto che utilizzando un ricevitore DT per computer (fintantoché non sarà disponibile un modello da tavolo capace di fare altrettanto) è possibile registrare l’intero “stream” digitale del multiplex, ovvero registrare contemporaneamente tutti i canali TV trasportati dallo stesso flusso di dati che successivamente potranno essere separati e spostati come un qualsiasi file di dati.



Volendo usare un tradizionale VCR analogico o un DVD recorder digitale è evidente che se il sintonizzatore incorporato nel VCR o nel DVR è del tipo analogico evidentemente non può essere usato per le trasmissioni digitali, e non per colpa “del sistema”. La meccanica funziona ancora: basta collegare al registratore un sintonizzatore digitale, oppure sfruttare quello incorporato nel nuovo televisore appena comprato collegandolo al VCR/DVR con la presa SCART. Volendo registrare un programma diverso da quello che si sta vedendo sullo schermo servono ovviamente due sintonizzatori ma non è sempre necessario acquistare due ricevitori ed avere due telecomandi. Avendo un TV digitale con sinto digitale ne servirebbe soltanto un altro esterno, magari del tipo più economico. Non avendo un televisore ultimo tipo, invece, basta acquistare un decoder con doppio sintonizzatore incorporato. Ce ne sono diversi sul mercato, la maggior parte del tipo “zapper”e il loro costo è, almeno in un caso, inferiore al costo di un ricevitore interattivo. C’è pure la possibilità di acquistare due ricevitori del tipo “a presa scart” che grazie alle loro microscopiche dimensioni praticamente diventano un tutt’uno con il televisore ed il videoregistratore. In tutti i casi si potrà vedere un programma e registrarne un secondo.



Ci sono poi i DVD recorder con sintonizzatore digitale incorporato – e magari anche un hard disc come supporto di memoria – che prelevando e memorizzando i dati relativi al programma desiderato dal flusso digitale mantengono inalterata la qualità audio e video nella registrazione. Infine si può avere “di tutto e di più” comprando un ricevitore integrato digitale terrestre/satellitare, come quelli già sul mercato oppure, aspettando un mese, un nuovo modello già predisposto per la ricezione delle trasmissioni TiVù Sat. In questo modo sarà possibile vedere un programma, per esempio da terra, e registrarne un secondo, ricevuto dal satellite, con un unico telecomando e un solo cavo di connessione.



Da ultimo, segnaliamo l’esistenza di molti ricevitori per la TV digitale terrestre con presa USB sul frontale, la quale può essere usata per visualizzare sullo schermo film oppure foto oppure semplicemente per ascoltare musica compressa MP3. Per alcuni modelli, inoltre, la stessa connessione USB è bidirezionale ed è possibile registrare un programma televisivo direttamente in digitale, quindi con qualità assoluta, su un supporto di memoria “allo stato solido” (come una schedina SD oppure un pendrive USB) immediatamente estraibile e trasferibile.



Addirittura abbiamo notato sugli scaffali alcuni zapper dal costo inferiore a 40 euro (tra cui anche un modello “a presa SCART”) che offrono questa possibilità, anche se può capitare che il software di gestione dell’apparecchio non sia così a punto come nei modelli più costosi e non ci sono certezze di successivi aggiornamenti.





Effetti collaterali dello switch-over

L’aver spezzato in due fasi il processo di transizione è stato certamente una necessità tecnica, che però ha le sue controindicazioni. Quello che accadrà a Roma è chiaro: molti di quelli che prima avevano difficoltà a ricevere uno o più multiplex, dal 16 giugno in poi vedranno apparire nuovi canali e quindi smetteranno di preoccuparsi del loro impianto di antenna. Quando poi a novembre il passaggio digitale sarà completo, però, le cose potrebbero cambiare in peggio perché, ad esempio, RAI sposterà il suo multiplex principale (quello con Rai Uno, Rai Due e Rai Tre) in banda VHF e da Monte Mario: chi non avrà predisposto l’antenna giusta verso il punto di trasmissione giusto rischia di non vedere nuovamente i canali principali RAI.



Anche altre emittenti potranno essere in difficoltà. La nota Centro Europa 7, che ha avuto assegnato il canale 8 individuato con la nuova suddivisione della banda VHF, deve decidere se trasmettere da Monte Cavo o Monte Mario ed ogni scelta ha le sue controindicazioni: quanti romani hanno un’antenna VHF capace di ricevere il canale 8, puntata verso l’una o l’altra postazione? Facendo una rapida indagine osservando i tetti della Capitale è abbastanza chiaro che l’impianto di antenna è largamente inadeguato, soprattutto per la ricezione della banda VHF mentre, a causa della tradizionale ricezione delle private da Monte Cavo, va meglio per la banda UHF.



E’ anche per questo che ci sentiamo di consigliare a tutti un impianto di antenna a larga banda, capace di ricevere tutte le frequenze senza filtri di alcun tipo, composto da un numero di antenne sufficiente a coprire tutti i punti di trasmissione. Nella zona di Roma sono almeno due per la maggior parte degli spettatori.



La corsa al decoder, che abbiamo potuto constatare di persona nei negozi della capitale, ha portato molti all’acquisto di modelli economici, che hanno preoccupato addirittura il sottosegretario Romani. Sono quelli denominati “zapper” da 30 euro – contrapposti ai modelli “interattivi” o “mhp” da 80-99 euro che però godono del contributo governativo. Possono essere fonte di problemi difficili da diagnosticare per la qualità/capacità intrinseca dei circuiti incorporati (essenzialmente la qualità del sintonizzatore e la capacità del decompressore). Chi possiede anche un sintonizzatore di qualità può però essere più tranquillo, potrà controllare se la ricezione, ovviamente alla stessa presa di antenna, è diversa e quindi capire che i problemi dipendono dall’ultimo anello della catena, ovvero il ricevitore, oppure da anelli a monte, come il connettore di antenna, il filo, l’elettronica montata sul palo e infine l’antenna vera e propria.



Ci sono infine delle difficoltà per i cambiamenti di frequenza che si susseguiranno da qui a novembre. Per fortuna la comunicazione ha fatto tesoro dell’esperienza piemontese e stavolta molti spot hanno debitamente informato che l’operazione di “risintonizzazione” potrebbe essere necessaria. A nostro avviso però sarebbe stato meglio dire che nuova sintonizzazione del ricevitore, ovvero la creazione di una nuova lista canali “pulita”, è operazione obbligatoria più che facoltativa, “a prescindere” - come direbbe il Principe De Curtis - dagli automatismi: ci sono ricevitori che proprio non possono farlo in automatico, quelli più vecchi, ed altri che potrebbero farlo se non fosse stata mal regolata la giusta impostazione nei menù di gestione.



Conviene quindi, a scanso di problemi, cancellare la vecchia lista canali e crearne una nuova, preparandosi ad avere più di un canale con lo stesso nome: sia RAI che Mediaset raddoppieranno i loro multiplex con gli stessi canali quindi sarà normale trovare più di una sola Rai Uno e un solo Canale 5.



Infine, notizia che nessuno tranne noi del Messaggero ha ancora divulgato, la nuova canalizzazione della banda VHF coinvolge anche la ricezione della vecchia televisione analogica. Dal 25 giugno anche il programma RAIUNO analogico, diffuso da Monte Mario sul can. G VHF 201.25 MHz, verrà spostato sul canale “europeo” 9, corrispondente ai 205.5 MHz: anche i vecchi televisori analogici dovranno essere nuovamente sintonizzati. Speriamo soltanto che non si dia la colpa alla televisione digitale terrestre anche questa volta!