Luciani, dall'Europa a Ottavia: «Paradiso o Inferno, è sempre amore»

Luciani, dall'Europa a Ottavia: «Paradiso o Inferno, è sempre amore»
di Paolo Baldi
2 Minuti di Lettura
Martedì 7 Novembre 2017, 22:10
Ora gioca con l'Ottavia, in Promozione. Ma la sua storia calcistica nasce da molto più lontano. Addirittura dalla Champions League, il top per un calciatore. «Esattamente diciassette anni fa esordivo in Coppa Campioni con la Lazio contro lo Sparta Praga», ricorda Andrea Luciani, 36 anni, centrocampista che su Facebook ha voluto ricordare quel giorno, quel momento esaltante della sua carriera. «In panchina, quella sera accanto a me c'erano Peruzzi, Nedved, Crespo e il mio amico Berrettoni. Poi non ricordo chi altro ci fosse. A cinque minuti dalla fine Eriksson mi chiama e mi dice di entrare. Avrò forse toccato due palloni, ma resta comunque un grande ricordo di quella serata». 

Pensieri e parole di una carriera che ha poi visto Luciani collezionare due presente in Coppa Campioni, punta di diamante di una carriera da professionista di tutto rispetto. Che Andrea, ad Ottavia non fa assolutamente pesare a nessuno. «Oggi, a 36 anni corro ancora dietro un pallone con la stessa voglia di allora, ma sicuramente con meno energie», racconta il centrocampista. Dall’Olimpico le esperienze calcistiche di Luciani sono passate anche per il San Paolo, Marassi, il Bentegodi, il San Nicola, il Barbera, il Conero di Ancona, l’Euganeo di Padova: stadi di serie A e B, che sono stati seguiti da impianti più piccoli, ma comunque paloscenici del calcio professionistico, come quelli di Teramo, Giulianova , Sora, Martinafranca, Pisa e Lucca. Infine, l'approdo nei dilettanti con le partite giocate a Civita Castellana, Todi, Orvieto, Campobasso, Chieti, Fregene, Montecelio, Civitavecchia, Montefiascone, Atletico Ladispoli e Aranova. «Ora c'è l'Ottavia, ma c'è anche sempre con la stessa voglia di giocare al calcio».

In un percorso così lungo (e improtante) però, non sono mancate le recriminazioni. «Le aspettative erano tante, i soldi da guadagnare ancora di più», rivela Luciani. «Ma ho avuto la colpa di sedermi e accontentarmi. Forse, anzi sicuramente, mi è mancata un po’ di determinazione, quella stessa determinazione che cerco di trasmettere in questi anni ai giovani, prima a quelli in età di Lega che sono in squadra con me e poi a quelli che seguo con la scuola calcio che conduco a Trevignano». 

Saranno i 36 anni, sarà che Luciani ne ha viste tante, ma nei suoi ricordi, oggi Andrea riesce anche a cogliere un pensiere filosofico. «Fidatevi di chi ha visto il paradiso da vicino per poi navigare nel purgatorio e finire nell’inferno del calcio: per chi ama questo sport, il calcio resta sempre più bello del mondo. Ma è chiaro che ci vuole voglia e dimpegno».
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA