Helga lascia un giorno una lettera nella portineria dello Schaubühne, sala berlinese. È indirizzata a Ursina Lardi, attrice in Germania molto famosa. Sono i primi mesi del lockdown, Helga racconta che sta per morire e la cosa che più le manca è non poter andare in teatro, condividere uno spettacolo con altre persone. A teatro farà a tempo a tornare, quando lo scorso agosto andrà in scena al Festival di Salisburgo la prima di “Everywoman”. In scena Ursina Lardi, Helga Bedau presente in video. Un dialogo intimo con la morte, che si muove fra due estremi: la solitudine di chi affronta l’ultimo passo e la solidarietà del guardare l’abisso insieme. Lo spettacolo arriva in anteprima nazionale – dal 14 al 16 ottobre - al Teatro Strehler di Milano, per la regia di Milo Rau, di ritorno dopo “The Repetition. Histoire(s) du théâtre” di un paio d’anni fa.
La collaborazione fra l’autore 44enne e il Piccolo Teatro dovrebbe poi – anticipa il direttore Claudio Longhi – diventare un progetto europeo comune sulla sostenibilità, “Stages”. «“Everywoman” - racconta Rau, è nato prima dalla proposta del festival di Salisburgo di rifare “Jedermann” (Ognuno) di Hugo von Hofmannsthal, morality play che tratta sì di morte, ma «in chiave allegorica, puntando più sulla fede». Il regista svizzero però voleva scriverne una versione nuova. Inizia a lavorarci in Brasile, in Amazzonia, a inizio 2020. Poi «è scoppiata la pandemia, siamo dovuti tornare per il Covid, e quando abbiamo ripreso il testo ci siamo accorti che dovevamo cambiare, essere meno politici, tornare a quello che Roland Barthes chiamava il “grado zero della scrittura”: da qui l’idea di trovare qualcuno che fosse davvero in procinto di morire».
Ursina a quel punto si ricorda di quella lettera, e Helga – che negli anni Settanta aveva fatto la comparsa in un “Romeo e Giulietta” proprio allo Schaubühne – diventa parte integrante del progetto.