Da Fattori a Signorini, i Macchiaioli al Chiostro del Bramante a Roma

Cristiano Banti, Ritratto di Alaide seduta in giardino, antica collezione Banti
di Mariapia Bruno
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Venerdì 26 Febbraio 2016, 17:00 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 09:54

La scolarina, le Criniere al vento e le Pasture in Maremma di Giovanni Fattori, La visita in Villa e gli Orti a Piagentina di Silvestro Lega, Il rio a Riomaggiore, i Pascoli a Castiglioncello e il Ritorno dalla capitale di Telemaco Signorini sono solo alcune delle opere a firma dei Macchiaioli pronte ad invadere le sale del Chiostro del Bramante di Roma. La mostra, I Macchiaioli. Le collezioni svelate, aprirà i battenti il prossimo 16 marzo, cinquant’anni dopo della grande mostra della Galleria nazionale d’arte moderna dedicata ai maestri delle macchie. Lo stile di questi artisti deriva dall’antico modo di colorire “alla prima” e “dal vero” (appreso da Giorgione e Tiziano) e si concretizzò nel lavoro di un gruppo di pittori e intellettuali profondamente coinvolti nella realtà della seconda metà dell’Ottocento: la macchia si caricò di nuovi significati e divenne strumento per esprimere tensioni morali, civili e sociali.


Capiscuola della tendenza furono Fattori, Signorini e Lega che, pur restando fedeli ai temi del Realismo, svilupparono a poco a poco percorsi individuali che toccarono tematiche come il senso di appartenenza ad una terra, la spiritualità e il sentimento suscitato dalle donne, oltre ad un nuovo modo di rapportarsi con il paesaggio. Il nome Macchiaioli gli fu abbiamo nel 1862 da un recensore della Gazzetta del Popolo, che così definì quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine ad un rinnovamento anti-accademico della pittura italiana in senso verista. Veritiere e limpide sono infatti le scene di lavoro e della realtà della vita quotidiana del tempo, come le Cucitrici di camicie rosse di Borrani, L’orazione e il Carro e bovi della maremma toscana di Abbati, La lezione di pianoforte di D’ancona, la Visita alla balia di Lega.

A partire dagli anni Ottanta passarono all’azione gli artisti macchiaioli della seconda generazione che condirono la trascrizione oggettiva del vero con un piacevole tocco narrativo. Ne sono un esempio le opere di Francesco Gioli come Il Monte di Pietà e le Boscaiole di San Rossore, di Niccolò Cannicci, come La prova di canto e i Primi raggi di Egisto Ferroni.
La mostra, curata da Francesca Dini è prodotta e organizzata da Dart - Chiostro del Bramante e Arthemisia Group, resterà aperta fino al 4 settembre 2016.

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