Roma. Balich, il mago degli eventi speciali: «Ora do vita alla Cappella Sistina»

Roma. Balich, il mago degli eventi speciali: «Ora do vita alla Cappella Sistina»
di Simona Orlando
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Sabato 14 Ottobre 2017, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 11:53

E nuova luce sarà per la Cappella Sistina. Sarà filtrata dagli occhi del gran cerimoniere delle feste del mondo, il cinquantacinquenne Marco Balich, che dopo 27 imponenti eventi realizzati, come le cerimonie olimpiche da Sochi a Rio, ha di nuovo un progetto italiano, romano e globalissimo: lo show Giudizio Universale all'Auditorium Conciliazione dal 15 marzo 2018 e per tre anni, fra arte e intrattenimento, con attori, effetti speciali, acrobazie, e la supervisione teatrale di Gabriele Vacis, per narrare angosce e ambizioni di chi ha voluto e compiuto la Volta più divina. Affresco per affresco, così vicino da sentirlo respirare, immersi nella proiezione a 270 gradi di quel genio rinascimentale che si consumò in un duello quasi fisico per realizzare l'immortale impresa. Balich è il mago di Oz che manovra un regno dove tutto è possibile, e siccome, nessun posto è bello come casa, stavolta la sua valigia è più leggera del solito. Un giorno d'estate si è seduto con Sting e Michelangelo, tra i vigneti del Valdarno e ha affidato il tema musicale dello spettacolo alla rockstar folgorata dalla musica sacra che ora sogna di suonare dal vivo alla Cappella Sistina (ci riuscì The Edge).
 


Il progetto nacque 6 anni fa, ricorda Balich. «Tornai da un Messico che voleva disperatamente valorizzare la sua storia. Noi siamo cresciuti con privilegi assoluti in termini di gusto e arte, così pensai di esaltare l'eccellenza della Cappella Sistina. Milioni di persone la vedono male, di corsa. Qui invece ognuno viene avvolto dai dipinti, assiste all'inaccessibile conclave. È lì, dentro».
IL FINE
L'obiettivo è arrivare ai giovani. Per le scuole diventerà appuntamento didattico e ci tiene Monsignor Viganò a sottolineare la missione educativa e formativa di questa alleanza fra arte e tecnologia. Intanto Balich l'ha testato sui suoi figli: «Ho detto: guardate che Cattivissimo me ce l'avete nella parte bassa della Cappella Sistina. Non ci credevano, ne sono rimasti rapiti. Se l'arte è fruibile diventa incanto, instilla un senso di orgoglio che non può essere relegato solo alla squadra del cuore». Michelangelo ebbe carta bianca e «anche Papa Francesco e Musei Vaticani hanno avuto una grande apertura, ci hanno dato convalida scientifica, a partire dalla ricostruzione di Roma nel 1508. Mai vista così nei dettagli prima d'ora. È quello che succede se metti insieme i più grandi sviluppatori di videogiochi tipo Assassin's Creed e gli esperti della biblioteca vaticana».
 
 

IL RIGORE
Nessuna degenerazione in nome dell'innovazione accattivante, tutto rigoroso, conferma Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani, (anche la voce narrante dello show sarà femminile), in perfetta sinergia di tradizione e futuro. Uno show laico, rispettoso, di qualità. Balich ha fatto vari sopralluoghi con i collaboratori internazionali: «Alle 6 di mattina, seduti in silenzio sotto la volta: una sensazione pazzesca anche per chi non è religioso. Abbiamo tentato di ricrearla. È un'esperienza estetica che diventa spirituale. Come un'aurora boreale».
 

La Cina vorrà subito comprare e «invece di tradurre Mamma Mia o Grease, magari avremo una cosa nostra permanente e da esportare. Abbiamo investito 9 milioni di euro, senza fondi pubblici, convinti sia il momento giusto per una ripartenza, perché questa è la città più bella del mondo, e lo dico da veneziano». Lo spettacolo non ha eguali, dura un'ora e costa 20 euro. L'intenzione è di stecchire di emozione, puntando al bello». A colpire lui invece furono gli spettacoli «O e Le Rêve a Las Vegas; il funerale di Giovanni Paolo II, quei protocolli eseguiti in modo impeccabile, dove mettere i presidenti, le suore, i re, i cardinali. La cerimonia perfetta. Il festival Burning Man in Nevada e i rave dei tecno-nomadi al Lago di Bala». Ora è in lizza per Tokyo 2020, un altro sogno è celebrare il 2 giugno e la Costituzione. E dire che tutto iniziò a Venezia nel 1989, organizzando il concerto dei Pink Floyd: «Portarli sul palco galleggiante fu strabiliante, nonostante i guai che seguirono. Volevo dimostrare a mia madre che avevo un vero lavoro e si ritrovò centinaia di centauri sotto casa. Ma da allora sogno in grande». Ora tocca alla sua di Great Gig in the Sky.
Simona Orlando
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