Addio a Zsa Zsa Gabor, l'insostenibile leggerezza della diva

Addio a Zsa Zsa Gabor, l'insostenibile leggerezza della diva
di Fabio Ferzetti
4 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Dicembre 2016, 15:17 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 12:42

Dopo una vita lunga e a suo modo operosa, segnata in extremis da un finale crudele e drammatico, se n’è andata Zsa Zsa Gabor, 99 anni, simbolo di un modo di essere “personaggio” ancor prima che diva destinato a fare scuola.
Attrice limitata ma così sfolgorante di finti meriti da risultare quasi eroica, non era forse una grande artista ma ebbe nove mariti, anzi otto e mezzo. Non ha interpretato grandi film ma ha prodotto una fabbrica di aneddoti e pettegolezzi senza uguali. Non aveva nulla per essere celebre eppure era una vera celebrità, come tutti coloro che sono «famosi per essere famosi», secondo la storica e fortunata definizione coniata dalla regina delle pettegole Elsa Maxwell.
 

 


La lista dei suoi film conta appena 40 titoli fra il 1952 (Moulin Rouge di John Huston) e il 1996 (A Very Brady Sequel), più 17 cineapparizioni nei panni di se stessa, il suo ruolo migliore. L’elenco delle apparizioni tv “notevoli” in compenso consta di ben 88 titoli. Con un’esistenza così indaffarata si capisce che Zsa Zsa abbia scritto non una ma due autobiografie, La mia storia, 1961, e Una vita non è abbastanza, 1991.
Terza di tre sorelle attrici (le altre, meno longeve, si chiamavano Eva e Magda e come lei collezionavano mariti, sia pure con meno accanimento), infaticabile vestale della propria leggenda, l’ex-ballerina nata a Budapest il 6 febbraio 1917 (o 1918, o 1922) non lascia interpretazioni memorabili ma ha almeno un merito indiscusso: nessuno, né prima né dopo di lei, ha allestito una giungla più rigogliosa di indiscrezioni, pseudorivelazioni, finti scandali, restando sulla cresta dell’onda per mezzo secolo. La casistica è così varia che sembra inventata, a cominciare dalla lista dei mariti.
Ancora minorenne l’intraprendente ballerina di fila sposa infatti il diplomatico turco Burhan Belge da cui divorzia per sposare il magnate alberghiero Conrad Hilton (molti anni dopo rivelerà di esser stata deflorata 15enne nientemeno che da Atatürk, il quale ovviamente non poteva più confermare o smentire). Dopo Hilton tocca al grande attore inglese George Sanders cui resta legata fino al 1954 (ma Sanders, non contento, dopo l’inevitabile divorzio impalma sua sorella Magda). Tralasciando il flirt non matrimoniale col suo omologo Porfirio Rubirosa, nel ’62 Zsa Zsa si sposa per la quarta volta con il finanziere Herbert Hunter, cui segue il petroliere Joshua Cosden Jr., ma nel 1975 - e qui siamo al capolavoro - tocca all’inventore della bambola Barbie, Jack Ryan; che peraltro lascia appena un anno dopo per sposare... l’avvocato che l’ha aiutata a divorziare, l’incauto Michael O’ Hara; il quale si vede a sua volta preferire il principe Frederick von Anhalt, ultimo marito e primo aristocratico della collezione. Aggiungiamo per equità il playboy messicano Felipe De Alba, liquidato il giorno successivo alle nozze forse perché non meritava la sua fama.
Ma intanto, fra chiese e tribunali, la bella Zsa Zsa pubblica diversi manuali di seduzione, gira un paio di film anche in Italia (Come prima di Rudolph Maté e La contessa azzurra di Claudio Gora, con Paolo Stoppa e Amedeo Nazzari), schiaffeggia il poliziotto che osa multarla (scena che poi interpreterà in Una pallottola spuntata 2 e 1/2), passa per questo tre giorni in gattabuia, annuncia un film (mai fatto) sulla sua vita con Clint Eastwood e Klaus Maria Brandauer, rivela che Sinatra la violentò (stavolta l’interessato, ridendo, smentisce).
Infine e senza nessuna intenzione, come dire, simbolica, finisce ancora una volta sui giornali quando uno dei suoi cagnetti azzanna ai genitali l’ultimo marito.
Il resto è Storia, come si diceva una volta. Anzi Cronaca, ma di quella destinata a entrare nella leggenda. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA