Mastandrea in "Tito e gli alieni": «Sono i puri i veri marziani»

Valerio Mastandrea
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Lunedì 4 Giugno 2018, 15:46
Un piccolo film indipendente italiano pieno di poesia e creatività con protagonista un perfetto e disincantato Valerio Mastandrea nei panni di uno scienziato studioso degli alieni. Ma “Tito e gli alieni” della regista milanese Paola Randi, già passato al Festival di Torino (Festa Mobile) e ora in sala con la Lucky Red dal 7 giugno in oltre 100 copie, è soprattutto una favola che racconta il mondo dei bambini, il loro immaginario e l’importanza del ricordo.

«Gli alieni? Gradirei non avere rapporti con loro finché sono in vita - dice Mastandrea -. Non credo a chi dice "sono già tra noi" o "ci osservano", sono cose che mi fanno venire ansia. Uso il termine alieni solo quando incontro quelle persone umane non omologate, molto pure e buone. Sono loro i veri marziani di questa terra».

Tutto si svolge nel Nevada dove un mite e silenzioso professore (Mastandrea), da quando ha perso l’amata moglie, vive isolato nel deserto accanto alla famosa Area 51 (enorme zona militare di 26 mila km, a circa 150 km a nord-ovest di Las Vegas). Il professore è un bravo scienziato e dovrebbe lavorare ad un progetto segreto per il governo degli Stati Uniti, ma in realtà passa le sue giornate su un divano rosso ad ascoltare messaggi dallo spazio. Il suo solo contatto con il mondo è Stella (Clemence Poesy), stralunata ragazza che organizza matrimoni per i turisti a caccia di alieni.

Un giorno, però, arriva un video-messaggio da Napoli. È suo fratello (Gianfelice Imparato) che sta morendo e che gli affida i suoi figli: Anita (Chiara Stella Riccio), 16 anni, e Tito (Luca Esposito), 7 anni. Ora i due ragazzini si aspettano Las Vegas, la sognata America vista nei film e invece si ritrovano in mezzo al nulla, nelle mani di uno zio confuso e pigro. E questo in un luogo strano e misterioso dove si dice che vivano anche gli alieni.

Interpreto uno scienziato - continua l’attore - che, dopo la morte della moglie, non riesce più a vivere il presente. È uno che dorme finché viene svegliato da questi due ragazzini che vengono da Napoli e che gli insegnano a volersi bene e ad essere amato».

Spiega la regista Paola Randi: «Il film nasce da un’esperienza personale. Mio padre, nell’ultima parte della sua vita, aveva perso la memoria e guardava il ritratto di mia madre morta per conservarne il ricordo. E così ho immaginato un uomo che cercava la voce di sua moglie nell’universo».

Il film, girato tra Spagna, Nevada e Montalto di Castro e prodotto da Bibi Film (è costato 3 milioni di euro) con Rai Cinema, è il secondo lungometraggio della Randi. "Into Paradiso" (2010), suo primo film, presentato alla Mostra del cinema di Venezia a Controcampo Italiano, aveva ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali Miglior film al Festival Bimbi Belli di Nanni Moretti e quattro nomination ai David di Donatello.
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