Parla Lescure, presidente del Festival
"La nuova primavera di Cannes"

Pierre Lescure
di Gloria Satta
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Martedì 10 Marzo 2015, 21:23
Il toto-Cannes, in un’annata cinematografica particolarmente promettente (anche in Italia), è già cominciato. Quali film si sfideranno per vincere la Palma d’oro? Il cartellone del Festival verrà svelato il 16 aprile. Intanto il nuovo presidente Pierre Lescure anticipa al Messaggero le novità della 68ma edizione, in programma dal 13 al 24 maggio. Sessantanove anni, ex giornalista e fondatore di Canal Plus, amante del rock, un passato poliedrico alla radio, in teatro, nell’editoria e alla guida della Universal, Lescure ha sempre seguito il Festival. Eredita la poltrona dal leggendario Gilles Jacob, che rimane come presidente onorario e capo della Cinéfondation. E introduce un nuovo partner del Festival, il colosso del lusso Kering, «che non si limita a mettere i soldi ma parlerà molto di cinema organizzando dibattiti e tavole rotonde», spiega.

Con che stato d’animo, Monsieur Lescure, attende il suo primo Festival da presidente?

«Sono felice, commosso e...pieno di appetito. Dopo un inverno lungo e freddo, costellato di eventi tragici, il Festival dovrà essere la primavera e riportare il sorriso. Anche se non tutti i film avranno un contenuto gioioso, avremo il piacere di godere della bellezza del cinema».

Con lei cambieranno molte cose?

«Sono profondamente cosciente del livello raggiunto da Jacob, che ha fatto di Cannes il Festival più importante del mondo. La mia prima preoccupazione è mantenere questo livello. Ma qualche piccola novità, che sto mettendo a punto con il direttore artistico Thierry Frémaux, ci sarà».

Cosa può anticiparci?

«La premiazione si trasformerà in un grande racconto per immagini del Festival riproponendone i momenti più significativi. Il pubblico del mondo intero, collegato alla tv e sul web, assisterà non soltanto alla consegna della Palma d’oro ma a uno show spettacolare, con tanto di musica e danza. Se il pasto servito per 15 giorni è stato eccellente, il dessert sarà fenomenale. Ma niente paura, i premi non annegheranno nei fuochi d’artificio!».

In che modo il suo passato alla tv, alla radio, a teatro, con le major di Hollywood influenza il suo lavoro?

«Dalle esperienze precedenti ho imparato a condividere le emozioni con il pubblico e a orchestrare il lavoro».

Cannes riuscirà a mantenere la sua indipendenza artistica, politica, finanziaria?

«Tutti i governi, sia di destra sia di sinistra, hanno sostenuto il Festival senza immischiarsi nel suo funzionamento. E’ un equilibrio che va mantenuto».

Dobbiamo aspettarci un’edizione affollata di grandi film?

«A giudicare dal poco che lascia trapelare Frémaux, sarà proprio così. Mi aspetto un Festival indimenticabile».

I film italiani rischiano di essere una folla...

«Sono molto legato al vostro cinema. Alla fine degli anni Settanta, quando cominciai a frequentare la Croisette da giornalista, i film italiani mi hanno dato molte emozioni forti e oggi seguo con gioia la rinascita».

Cosa pensa della decisione del Cnc, l’organismo cinematografico pubblico francese, di limitare il compenso delle star a un milione di euro?

«E’ un segnale simbolico forte. Lo Stato francese sostiene il cinema come nessun altro al mondo e un film finanziato dai fondi pubblici non può consacrare più del 25 per cento del budget al compenso dei protagonisti. Gli attori hanno altri mezzi, come la partecipazione agli incassi, per essere coinvolti nei risultati economici».

Che rapporti ha con gli altri Festival?

«La Mostra di Venezia fa parte del patrimonio cinematografico mondiale ed è legata a tanti miei ricordi bellissimi. Sono felice che si sia stabilizzata».

Cosa pensa del Festival di Roma?

«Ho l’impressione che, perturbato dalla politica, non abbia ancora individuato la linea editoriale. Gli auguro di trovare la sua griffe, è la condizione indispensabile per la sua esistenza».

Un festival cinese potrebbe un domani minacciare Cannes?

«La Cina continua a investire nelle sale e potrebbe mettere in piedi anche un grande festival. Ma per fare ombra a Cannes non bastano i soldi. Serve la libertà creativa».

Hanno un senso, nell’epoca dell’iperconnessione, i rituali del divismo che trovano l’apoteosi proprio sulla Croisette?

«Il tappeto rosso esercita ovunque un grande fascino. E proprio grazie alla tecnologia, gli spettatori di tutto il mondo collegandosi con il computer potranno avere l’impressione di essere a Cannes e respirare la magia del cinema. Senza nemmeno l’obbligo di indossare lo smoking o l’abito da sera».

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