Quando gli eroi diventano attori, nel film "Attacco al treno" i veri protagonisti dell'attentato di Amsterdam interpretano se stessi

Quando gli eroi diventano attori, nel film "Attacco al treno" i veri protagonisti dell'attentato di Amsterdam interpretano se stessi
di Ilaria Ravarino
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Giovedì 1 Febbraio 2018, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 4 Febbraio, 18:16

C'è Anthony, che ogni volta che parla sprofonda un po'di più nel divano. Alek, stivali ai piedi e tacchi sul tavolo. E Spencer, con gli occhi lucidissimi, che sorseggia una bevanda energetica e quasi si scusa: «Mi dispiace, abbiamo i postumi di una sbronza». Sentirglielo dire, nella stanza parigina dove rilasciano interviste come star, fa una certa impressione: l'ultima volta che quei tre hanno smaltito una sbronza qui in Francia, sono finiti sulle prime pagine di tutti i giornali.
Il fatto è che Anthony Sadler, Alek Skarlatos e Spencer Stone, oltre a essere i protagonisti del nuovo film di Clint Eastwood Ore 15:17 - Attacco al treno (in sala da giovedì 8 febbraio), nella vita reale sono eroi insigniti della Legion d'onore da Francois Hollande. «Ma la nostra vita non è cambiata, usciamo con gli stessi amici, guardiamo le ragazze e il basket. Abbiamo solo cambiato lavoro. Ora vorremmo proseguire nel cinema».

AMICI
Amici da una vita, fin dai tempi in cui collezionavano richiami in condotta nella stessa scuola (cattolica)a Sacramento, nell'agosto del 2015 i tre erano in vacanza in Europa: «Il classico tour: vedere l'Europa, divertirsi, rimorchiare», sintetizza Anthony. Prima in Italia, a Roma e Venezia, poi in Germania dove Alek, militare di stanza in Afghanistan, aveva una fidanzata. Un salto ad Amsterdam, e poi di corsa a Parigi. Sul treno delle 15:17. Dove il destino («No, non il destino: Dio. Troppe coincidenze per essere frutto del caso», sottolinea Spencer) ha messo sulla loro strada Ayoub al Qahzzani, terrorista islamico deciso a compiere una strage. La dinamica, raccontata «in maniera molto vicina alla realtà» dal film, è stata rapidissima: il terrorista è uscito armato di Kalashnikov e pugnale dal bagno del treno, ha assalito le prime persone che si è trovato davanti, ha cercato di sparare, ma l'arma si è inceppata. Ed è stato in quel momento che Spencer ha agito: «Mi sono lanciato contro di lui. È stato folle, ma ho intuito che avesse qualche problema con l'arma e ho pensato solo che avrei preferito morire reagendo, piuttosto che rimanere seduto e aspettare che mi sparasse».
Già diventata un romanzo, la storia dei tre ragazzi è stata trasformata da Eastwood in un film i cui protagonisti sono, all'80%, persone realmente coinvolte nell'attentato. Personale del treno e protagonisti inclusi: «Solo Eastwood poteva sapere che ce l'avremmo fatta. E ci ha dato la forza per esporci e recitare. Ma ovviamente eravamo spaventati a morte».
Addirittura più spaventati di apparire in un film che di rivivere i momenti drammatici dell'attentato, di cui Spencer porta sul corpo le cicatrici: «La messa in scena è stata divertente - spiega Alek - perché nonostante tutto abbiamo un ricordo positivo. Non siamo stati sotto shock. Certo, se qualcuno fosse morto le cose sarebbero state diverse. Non avremmo scritto il libro, non si sarebbe fatto il film».
Per i tre, oggi eroi nazionali in Francia e negli Stati Uniti, i fatti del treno «delle 15:17» sono stati qualcosa di più che uno snodo fondamentale delle loro vite (e di quelle dei 500 passeggeri a bordo). La sensazione di essere in qualche modo «predestinato a qualcosa di grande» era viva da tempo nel cuore di Spencer, militare dalla carriera zoppicante. E i fatti del Bataclan, tre mesi dopo, non hanno scalfito la sua convinzione: «Ho vissuto gli attentati a Parigi con rabbia. Ma sarebbe un errore pensare che contro il terrorismo non si possa fare nulla. In ogni situazione si può fare qualcosa».

Il fatto inconfutabile, per Alek, è che «oggi siamo in guerra. E tutti devono contribuire e reagire. È il mondo in cui viviamo, la nostra realtà. Fa paura? La paura è l'obiettivo dei nemici. La gente non deve essere terrorizzata, ma lucida». E la politica? Nella lotta al terrorismo, per i tre eroi, i politici conterebbero meno di quanto si pensi: «Non saprei dire se Trump stia lavorando bene contro il terrorismo - risponde Spencer - non sono un esperto. Ma non credo che una persona possa incidere. Possiamo solo reagire tutti insieme, come società. È una guerra che andrà avanti per anni. E che non coinvolge solo gli Stati Uniti, ma tutto il mondo».
 

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