Un pop-sixties molto poco italiano sula scia delle commedie degli Hawks, dei Cukor, dei Preston Sturges. Un film appena restaurato, scelto per ricordare Virna Lisi, la grande attrice scomparsa meno di un anno fa, domenica 8 novembre, nel giorno del suo compleanno. "
Purché non si dimentichi.
Purtroppo l’Italia è un Paese distratto, che celebra poco il talento dei suoi grandi attori. E anche quando se ne vanno, abbandonandosi al Grande Sonno, ha memoria molto corta. Così, purché non si dimentichi, Corrado Pesci, figlio di Virna Lisi, ha istituito un Premio dedicato alla madre, con la collaborazione di Emiliano Morreale, direttore della Cineteca del Centro Sperimentale (a lui si deve il restauro di Tenderly, del produttore e amico Alberto Tarallo, di Piera Detassis che ha organizzato l’evento a cavallo tra la Festa di Roma e il Roma Fiction Fest, di Enrico Lucherini e di Stefania Graziosi.
Purché non si dimentichi. Ma, per chi l'ha conosciuta, è impossibile dimenticarla. Impossibile parlarne al passato. O pensare di fare a meno di quella risata tonda, piena, di cuore. Del perfetto equilibrio con il quale si divideva tra la moglie e la madre e un’altra se stessa che come amante aveva scelto il cinema.
«Non mi ha fatto mai sentire solo. E quando è andata a Hollywood mi ha portato con sé. Con lei ho conosciuto che cosa c’è dietro un film, e i registi, i tecnici, come si prepara una scena. Ricordo, una volta che ne rovinai una, irrompendo sul set, vestito da cow-boy e sparando a destra e a sinistra. Lei provò ad assumere un’espressione severa, tradita però dagli occhi che ridevano... d’altronde ero solo un bambino», racconta Corrado Pesci. Ribadendo che, a casa, Virna Lisi «non era un’attrice. Era mia mamma. Lei e mio padre Franco, 53 anni di un amore inesauribile, mi hanno regalato un’infanzia felice. No, non sono stato viziato, ma amato».
Uno dei periodi più belli, è stato quello in cui ha vissuto a Marino: la bicicletta, gli alberi su cui arrampicarsi e gli amici della sua età o quasi. «Avevo 7 anni quando lei girò "I
Orgoglioso di avere una mamma famosa, straordinariamente brava, e bellissima? «La bellezza... A me sembrava “normale” che fosse così bella. E lei sembrava non rendersene conto, non le importava. Quando sono arrivate le prime rughe, chiedeva: vediamo un po’ se adesso si accorgono che sono brava? Fu felice quando Liliana Cavani le offrì il ruolo dell’isterica sorella di Nietzsche in "Al di l° del bene e del male", o quando diventò la mostruosa Caterina De’ Medici che poi le valse il César. Al cinema chiedeva solo di poter dimostrare il suo talento. Alla famiglia di essere quello che era, moglie, madre, nonna. Voleva un bene dell'anima ai miei figli, e loro a lei».
I giorni più belli? «L’ultima estate. Sono stato sempre con lei, quasi avessi un presentimento... ».
Ma Virna Lisi c’è ancora. E ci sarà sempre grazie al cinema. Continuerà a far perdere la testa ad Alain Delon ("
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