Gassmann regista de "Il Premio": «Un film-viaggio per ricordare papà»

Gassmann regista de "Il Premio": «Un film-viaggio per ricordare papà»
di Gloria Satta
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Martedì 5 Dicembre 2017, 09:11 - Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 16:38

Tutto nasce qualche decennio fa, intorno alle tavolate di casa Gassmann. «Papà Vittorio discuteva con i suoi amici Moravia, Scola, Risi ma delle loro parole difficili io non capivo quasi niente», racconta sorridendo Alessandro Gassmann. E oggi, a 52 anni, una solida carriera equamente spalmata su cinema, teatro e tv, l'attore ha dedicato a quel padre geniale, ingombrante, indimenticabile il suo terzo film da regista: Il Premio. Prodotto da Lucisano e Vision, sarà in sala il 6 dicembre. Alessandro ne è anche protagonista accanto a Gigi Proietti che ha il ruolo di uno scrittore cinico ed egocentrico premiato con il Nobel.
 


«Non a caso mi sono ritagliato il ruolo del figlio schietto e ignorante che accompagna il padre, terrorizzato dall'idea di volare, in macchina a Stoccolma dove ritirerà il premio», spiega Alessandro. Il viaggio attraverso l'Europa, cui partecipano anche la figlia blogger dello scrittore Anna Foglietta e il devoto segretario Rocco Papaleo, sarà l'occasione per chiarire i rapporti tra i membri di quella strampalata famiglia fatta di figli dello stesso padre ma di madri diverse, conflitti sospesi, rivalità inconfessate.

QUATTRO FIGLI
«Una famiglia diversa, com'è stata la mia. Vittorio ha avuto quattro figli da altrettante mogli e per i miei semi-fratelli ho sempre provato un affetto vero ma mai del tutto esplicitato», dice Alessandro. «Avevo voglia di parlare di queste cose con leggerezza, un registro che appartiene alla grande commedia italiana ma è poco frequentato dal cinema attuale, con l'eccezione di Paolo Virzì: o si raccontano storie buoniste o si fanno film drammaticissimi e cupi come la mia opera prima Razzabastarda... E quel viaggio con papà l'ho sempre sognato».

I CONTI
Ha finalmente chiuso i conti con la figura di Vittorio? «No, non ho mai cercato di liberarmi di mio padre. Voglio semmai ricordarlo come un personaggio-chiave della cultura italiana». Affidare a Proietti il ruolo del patriarca è stato inevitabile: «Gigi era un grande amico di papà. Quando ha letto la sceneggiatura (scritta da Alessandro con Massimiliano Bruno e Valter Lupo, ndr) si è emozionato: i suoi sentimenti mi hanno indicato la strada da percorrere».

Nei panni di un personaggio scostante, beffardo e spesso crudele, «pronto a dire la verità in modo brutale», Proietti è una rivelazione. «Non giravo film da un bel pezzo, tra il cinema e me non c'è stato un matrimonio riuscito», spiega l'attore, 77 anni da leone, «perciò ho accettato con entusiasmo questo ruolo inedito. Ricordo Vittorio con grande affetto, ci siamo fatti tante risate. E con riconoscenza: indicò Carmelo Bene e me come le promesse dello spettacolo italiano».

RITORNO SUI SOCIAL
Dice Alessandro che, sul set de Il Premio, ha riscoperto il lavoro di squadra. «Ma anche la voglia di ascoltare che, in Italia, abbiamo dimenticato». È da poco rientrato su Twitter che aveva lasciato disgustato dalle polemiche e dagli insulti. «Ma sono diventato più saggio, non reagisco più alle provocazioni. Evito di leggere i commenti degli haters e continuo a dire quello che penso».

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