Fanny Ardant: "Sono sempre
la Signora della porta accanto"

Fanny Ardant
di Gloria Satta
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Sabato 11 Aprile 2015, 10:19 - Ultimo aggiornamento: 10:20
Fanny Ardant sorride socchiudendo gli occhi, agita le mani affusolate come il corpo, getta la testa all’indietro come una bambina. Un bicchiere d’acqua e la grande attrice francese, madrina del festival Rendez-vous organizzato dall’Ambasciata di Francia, torna a essere la Signora della porta accanto. E s’immerge con foga mai banale nelle sue passioni, nei furori, nelle metafore poetiche che punteggiano il suo discorso.

Alle spalle una carriera leggendaria, benedetta da Truffaut anche padre di una delle sue tre figlie, un futuro intenso davanti e dietro la cinepresa, Fanny ha presentato a Roma due suoi film: Chic, in cui fa una stilista in crisi, e la seconda regia Cadences obstinées, con Asia Argento, Gérard Depardieu e Franco Nero. L’intervista comincia da qui.

Cosa la porta a dirigere?

«Il piacere, il gusto, la voglia di farlo. Non esistono ragioni oggettive. La protagonista di Cadences obstinées, interpretata da Asia Argento, è una violoncellista che, senza rendersene conto, abbandona la musica per inseguire l’amore assoluto».

L’amore può soppiantare l’arte?

«Può essere pericoloso e farti dimenticare tutto il resto. L’arte, invece, non ti tradisce mai».

A che punto è la sua carriera?

«Ho sempre vissuto l’attimo senza guardarmi indietro e senza preoccuparmi del futuro. Carriera, strategia: sono parole che non mi appartengono».

Esiste, nel cinema, uno sguardo femminile?

«Definire uno sguardo femminile, o maschile, o da giovane, o da vecchio è riduttivo. Ci sono registi uomini dotati di una sensibilità femminile, ma al diavolo le definizioni! Emma Bovary, l’eroina di Flaubert, secondo lei ha uno sguardo femminile? Nella poesia tutto si mischia: la passione, la violenza, il sesso, le tradizioni».

Quale dei suoi personaggi le è rimasto dentro?

«Mathilde, la Signora della porta accanto. E Maria Callas. Sono rimasta legata anche Les beaux jours, un film francese mai arrivato in Italia. Ma è presto per un bilancio. Ripassi quando sarò sul letto di morte (ride, ndr)».

E’ sempre legata all’Italia?

«Sì, qui mi sento a casa. Ho conosciuto il vostro Paese tanti anni fa, quando si viveva in maniera più rilassata. Oggi, a furia di leggi e divieti, si è irrigidito...Prima di scoprire l’Italia, l’ho incontrata nella letteratura, nella pittura, nella poesia. Adoro la storia romana».

E Roma cosa rappresenta per lei?

«Una città meravigliosa in cui da tanti anni sono fedele a un rito. Non leggo mai i giornali, ma quando sono a Roma adoro svegliarmi con il Messaggero. Lo leggo da cima a fondo, soffermandomi sulla cronaca nera che è stata raccontata spesso dai grandi scrittori. Fa parte di noi, diceva Truffaut: La signora della porta accanto inizia infatti da un episodio di nera riportato dal giornale».

Cosa è rimasto di Truffaut?

«Un uomo così amato non muore mai e i suoi film, come mnessaggi in bottiglia, tramandano nel tempo la sua arte».

Cosa la infastidisce di più?

«Il perbenismo, il pensiero uniformato, il politicamente corretto. Medea, che ho interpretato tante volte, dice che la collera ha distrutto gli uomini. No, dico io, giova alla dialettica. Un mondo pacificato è l’anticamera della morte. Adoro i provocatori, come lo scrittore Houellebecq».

Legge molto?


«Sì. Nei momenti più bui mi hanno salvato le librerie. Entravo e aprivo un volume a caso: era come stappare un buon vino. Pur essendo anti-americana, adoro gli scrittori anglosassoni che discendono da Carver come Tartt, McInerney, Didion. Attendo le loro opere come le mimose. E imparo la poesia a memoria: i russi, Alda Merini».

In La grande bellezza fa un’apparizione, ed è bionda...

«Nella scena originale scambiavo qualche parola con Servillo, poi Sorrentino ha tagliato...Avevo schiarito i capelli per girare Les beaux jours. Essere bionda è stato dolce, ma poi sono tornata bruna».

Cos’è per lei la bellezza?

«Qualcosa che tutti cercano. Ma invece di parlarne bisognerebbe crearla».

E la bruttezza?

«La rassegnazione. Sono pessimista, parlo spesso di morte, ma il mio senso della tragedia è carico di energia».

Depardieu, diventato cittadino russo, è costantemente al centro delle polemiche: che ne pensa?

«Gli attacchi contro di lui sono stupidi. Gérard è un uomo libero, come un albero si agita nel vento. Ed è talmente generoso! Quando gli ho proposto di girare il mio film, l’ho avvertito che non c’erano soldi. Lui ha risposto ”me ne frego” e ha lavorato gratis».
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