Tra lezioni e compiti a casa, 1 studente su 4 è impegnato più di un lavoratore

Alle scuole superiori un quarto degli alunni dedica almeno 15 ore a settimana ai compiti per casa, una quota simile si assesta tra le 10 e le 14 ore. In pratica la metà degli studenti supera come minimo le dieci ore extra a settimana. Sono soprattutto le ragazze a risultare particolarmente “studiose”. Tra gli indirizzi, per carico di lavoro, spiccano quelli liceali

Tra lezioni e compiti a casa, 1 studente su 4 è impegnato più di un lavoratore
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Martedì 9 Aprile 2024, 15:11

Studiare è un lavoro: letteralmente. Sommando il tempo trascorso a scuola con quello dedicato allo studio individuale, per molti ragazzi è infatti facile superare il tetto delle 40 ore settimanali destinate alla loro principale “attività”: alle superiori 1 su 4 deve dedicare almeno 15 ore a settimana ai compiti assegnati dai prof e alla preparazione per interrogazioni e verifiche. In pratica più di due ore al giorno. Che vanno ad aggiungersi alle circa trenta ore settimanali di lezioni frontali. E in alcuni indirizzi, come i licei, le cose si fanno ancora più serie. Sono i dati che si possono rintracciare tra le pieghe dell’ultimo rapporto Almadiploma sul Profilo dei diplomati 2023, costruito interpellando circa 30 mila alunni delle classi secondarie superiori. E che aiutano a capire perché i compiti a casa sono così avversati dagli alunni e dai loro genitori.

Compiti a casa: studentesse più ligie rispetto ai "colleghi" maschi

A puntare i fari su questo aspetto particolare, e controverso, della vita scolastica è un’analisi del report effettuata dal portale Skuola.net, che mostra anche come i suddetti studenti - che rappresentano il 27,5% del totale - siano in buona compagnia. Visto che, un altro quarto scarso (24,1%), deve comunque aprire libri e quaderni tra le 10 e le 14 ore pomeridiane. La platea più ampia, invece, se la cava con un sforzo supplementare tutto sommato contenuto: il 29,1% si mantiene tra le 5 e le 9 ore settimanali. Ancora meglio va al restante 20% scarso che resta all’interno delle cinque ore.

E stiamo parlando solo di numeri medi. Perché, probabilmente, i carichi di lavoro sono molti più consistenti, ma in molti rinunciano a portare a termine la missione. La controprova l’abbiamo applicando una variabile ulteriore: il “genere” degli studenti. Le femmine, infatti, sembrano più ligie al dovere dei colleghi maschi. Tra le ragazze, la quota di quante superano le 15 ore settimanali dedicate ai compiti a casa, schizza al 37,3% (ben dieci punti il dato generale); mentre tra i ragazzi scende al 24,8%.

Di contro, tra gli studenti cresce la quota di chi non va oltre le dieci ore: 60,6%, a fronte di una media complessiva del 48,2%. Laddove, tra le studentesse, lo riesce a fare appena il 37,9%.

L'indirizzo scolastico incide sulla mole dei compiti

Ma la vera differenza non la fa tanto il DNA dello studente, quanto l’indirizzo di studio intrapreso. Chi va al liceo è nettamente più sotto pressione rispetto agli altri. Qui, oltre 3 su 10 - il 37,3% - non ce la fanno a liquidare la pratica compiti a casa in meno di 15 ore a settimana e al Classico ci si attesta addirittura al 51,7%. Negli istituti tecnici, invece, è solamente il 16,4% a scavallare le 15 ore; giusto un pelino di più fanno gli studenti dei tecnici di tipo “economico”. Ancora più basso l’impegno richiesto (o profuso) per gli istituti professionali: meno di 1 su 10 - il 9,5% - si prolunga oltre le 15 ore a settimana per fare i compiti a casa.

“Lo studio individuale è uno degli elementi più critici secondo gli studenti delle scuole superiori: sono sempre di più coloro che associano il degrado del proprio benessere psicologico all’eccessivo carico di lavoro a casa, insieme al rapporto poco empatico e ingaggiante con i docenti. Un problema che, secondo i diretti interessati, si potrebbe risolvere o comunque mitigare se i docenti fossero più coordinati. Infatti a volte capita che le verifiche scritte di materie diverse abbiano luogo nelle stesse giornate. Ma anche semplicemente la possibilità di programmare le interrogazioni permetterebbe agli studenti di organizzarsi e nel contempo responsabilizzarsi”, così Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net.

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