Arrampicarsi a ogni età, 5 passi verso il cielo. Da Rocca Pendice ad Agerola i consigli degli esperti Cai e Fasi

Arrampicarsi a ogni età, 5 passi verso il cielo. Da Rocca Pendice ad Agerola i consigli degli esperti Cai e Fasi
di Stefano Ardito
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Giovedì 10 Marzo 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 11:05

La primavera, dopo due anni di limitazioni e divieti, porta la voglia di fare sport al sole, al vento, tra i profumi della natura che si risveglia.

Poche attività consentono di provare queste emozioni come l’arrampicata su roccia. Non sulle Tre Cime o sul Gran Sasso, che in questo periodo sono ancora incrostati di neve e di ghiaccio. Ora la geografia dell’arrampicata si allontana dai monti. Si scala sulle ventose scogliere di Gaeta e del Conero, sulle placche della Penisola Sorrentina, sulle pareti nascoste della Murgia e dell’Umbria, sui tanti promontori rocciosi di Sicilia e Sardegna. In Veneto alle pareti calcaree dei Monti Berici si affianca la lava di Rocca Pendice, sui Colli Euganei. In tutte le città, per prepararsi, ci sono le palestre di arrampicata indoor. Un esempio è l’Ancona Rock Climb che, alla palestra indoor con 150 metri di superficie arrampicabile senza corda, aggiunge la parete outdoor al CUS a Posatora di Ancona dove sono state tracciate 12 vie su 15 metri di altezza. Il primo consiglio è che arrampicare si può. «Molti potenziali allievi dei miei corsi, prima di iscriversi, temono che questo sia uno sport per superuomini. Invece scalare è un’attività naturale. In fondo noi umani non siamo scesi da tanto tempo dagli alberi» sorride Giampiero Di Federico, guida alpina abruzzese che ha compiuto imprese nel Karakorum e sul Gran Sasso, e che tiene i suoi corsi in una palestra di Chieti e sulla parete di Roccamorice, sulla Majella. Ci si può avvicinare all’arrampicata in tre modi. Ci si può rivolgere al Club Alpino Italiano (www.cai.it), con le sue scuole e i suoi 1900 istruttori. Ci si può iscrivere a una delle centinaia di palestre al coperto, spesso aderenti alla FASI (www.federclimb.it). O ci si può affidare a una delle 1.100 guide alpine italiane (www.guidealpine.it), presenti in quasi tutte le regioni. Il secondo suggerimento è di imparare a scalare con attenzione e lentezza. Occorre memorizzare i movimenti corretti e piccoli trucchi utili. «Gli uomini sono più forti, si affidano troppo ai muscoli delle braccia, non usano bene i piedi. Rischiano di fare dei movimenti sbagliati, e di stancarsi presto» spiega la guida Di Federico. «Le donne sono più sciolte, non tentano di “barare” con la forza, spesso hanno più intelligenza motoria dei maschi. Per loro è importante il lavoro per rafforzare i muscoli delle spalle e delle braccia». L’arrampicata, e anche questo è utile da sapere, è uno sport che costa poco. Gli allievi dei corsi delle palestre indoor, delle guide o del CAI possono spesso utilizzare le scarpette, l’imbragatura, i moschettoni e le corde della scuola. Per l’acquisto il costo è di poche centinaia di euro. Per scalare su muri artificiali o in falesia non serve un abbigliamento tecnico, e in molti casi bastano una tuta, una maglietta e una felpa. Per restare all’aperto, trasportare il materiale, camminare sul sentiero che conduce alla parete servono delle scarpe da trekking e una giacca leggera da pioggia e uno zaino. Ma chi pratica altre attività all’aria aperta quasi sempre li ha già. Un esempio? Nel Parco sportivo “Filippo Raciti”, a due passi dal centro di Padova, Arrampicata Sportiva Padova dal 2008 gestisce una parete artificiale in stretta collaborazione con Fasi e guide alpine. Con 4 euro si noleggia l’attrezzatura e l’ingresso costa tra i 7 e i 16 euro in base all’età e all’affiliazione. I corsi costano tra i 55 euro (mensile) e i 210 (trimestrale su doppio turno settimanale). L’arrampicata, anche se si svolge in un ambiente speciale, ha regole in comune con gli altri sport. Una è di riscaldarsi con lo stretching prima di impegnare a fondo i muscoli, e di rafforzarli con una ginnastica dedicata prima di affrontare difficoltà elevate. Molti praticanti, in un angolo di casa, fissano una “trave” di plastica o di legno, con tacche e buchi che consentono di allenare braccia e dita. «Il problema fisico più diffuso sono le tendiniti, che capitano agli allievi dei corsi ma anche agli arrampicatori più esperti. Possono colpire le dita, il gomito, i muscoli rotatori della spalla» spiega Giampiero Di Federico. «Il trucco, oltre che nel dosare lo sforzo, sta nel muoversi in asse, senza allargare eccessivamente le braccia». Anche se ai profani può sembrare pericolosa, l’arrampicata sportiva è uno sport sicuro. Il rischio di farsi male su una parete attrezzata è infinitamente minore che nell’alpinismo, nel quale occorre sistemare gli ancoraggi sulla roccia e si è esposti al maltempo. La sicurezza, però, dipende dall’aver appreso bene le tecniche di sicurezza. Bisogna legarsi nel modo giusto, piazzare bene i moschettoni, saper usare gli attrezzi, come il nodo mezzo barcaiolo o il grigri, che servono a bloccare il compagno in caso di volo. «Chi esce da un corso, in tutta Italia, ha a disposizione decine di pareti tra cui scegliere. Ma non sono tutte uguali» spiega Giampiero Di Federico. «In alcune gli spit, i chiodi a pressione, sono a poca distanza l’uno dall’altro, e consentono di cadere (noi diciamo “volare”) senza danni. In altre i chiodi sono lontani, e se il primo di cordata cade si fa male. In caso di dubbi si deve cambiare via, o cambiare falesia». Nel Lazio si arrampica in sicurezza sulle rocce di Caprile in Ciociaria e di Bassiano in vista della Pianura Pontina. Nelle Marche al Belvedere del Rio Vitoschio, attrezzato da Palmiro Rossi e Michele Galeotti, che presenta 17 monotiri, con lunghezze da 15 a 28 metri, e difficoltà non estreme, ottime per i neofiti. In Campania, a balcone sul Tirreno, una falesia attrezzata dal Comune di Agerola si affianca al famoso e panoramico Sentiero degli Dei. Uno dei più panoramici della Costiera Amalfitana (direzioneverticale.it)

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