La classifica dei mali quotidiani della Capitale

di Paolo Graldi
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Martedì 20 Novembre 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 08:52
Intendiamoci: niente che non si sapesse. Per patire i mali di Roma è sufficiente viverci. E tuttavia l’annuale scandaglio dei ricercatori de La Sapienza sulla “Qualità della vita nelle province italiane” contiene la forza indiscutibile e dirompente dei numeri, delle classifiche e dei raffronti e ci consegna la rappresentazione plastica (11 parametri, 21 sotto dimensioni, 84 indicatori di base: quasi una Tac) di un Bel Paese che si è molto imbruttito, con rare isole felici. Le maglie nere sulla Capitale si sprecano. E denunciano il degrado che soffriamo, dispiegandolo su tutti i versanti del vivere quotidiano.

Dal 67esimo posto, che è già una vergogna, Roma è scivolata all’85esimo e sul capitolo del Tenore di vita, va ancora peggio, dal 28esimo al 58esimo. Siamo al 93esimo posto sul fronte Ambiente (meno 18 posizioni), male lo smog, tasso di disoccupati al 11,83% ma quel che più preoccupa è l’impiego che i giovani non trovano. Qui siamo al 41,54%. I comparti sul traffico e la raccolta (sic!) dei rifiuti andrebbero trattati a parte ma sono le cronache a servirci il menù. Sintesi: un disastro, una piccola, indegna, irragionevole apocalisse del vivere qui, immersi nel patrimonio più bello e ricco dell’intero mondo.

Domanda: perché accade proprio a Roma? Perché ai milioni di turisti che arrivano entusiasti e sciolgono ogni ragionevole diffidenza? L’amministrazione al potere da due anni e mezzo si ritrae dall’immobilismo con un mantra: stiamo lavorando. E si accapiglia con l’opposizione mentre la città discende a precipizio. Nei ristoranti la dicono così: «Roma? ‘na maionese impazzita». Ma allora cambiamo galline.

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