La casupola era stata costruita dove la vegetazione è più fitta, tra l'ambasciata d'Egitto e le vecchie scuderie dei Savoia. Da mesi erano arrivate segnalazioni al servizio Giardini, il problema era come fare ad arrivare fino a lì, non ci sono mezzi. E così si è dovuto aspettare la disponibilità dell'autoscala con cestello.
Ma di chi era la casetta? Se lo chiedevano in tanti, il naso all'insù alla ricerca di una traccia del misterioso Barone di Villa Ada. Sarà uno straniero, correva questa voce, un senzatetto che ha cercato rifugio in alto per non essere visto. Forse un romeno, si diceva anche questo. E tutti a immaginare l'atletico che sale abbracciando il tronco con le gambe e le braccia e poi usando i rami come scaletta.
«Forse è un sardo», si vociferava al servizio Giardini. «Durante un sopralluogo abbiamo visto sventolare tra i rami una bandiera dei quattro mori». Sarà Tarzan, scherzava qualcun altro. Pensa se si chiama Cosimo, come il Barone di Calvino, altri si lasciavano andare a suggestioni letterarie. Le congetture sull'inquilino acrobata che ha costruito la casetta sugli alberi sono andate avanti per mesi. Chiunque l'abbia tirata su, si pensa comunque uno straniero, adesso non la abitava più.
L'INCONTRO
Lorenzo Grassi, coordinatore dell'Osservatorio Sherwoord, l'ha incontrato o meglio li ha incontrati gli attuali inquilini. Perché il Barone non era solo uno. «Un gruppo di ragazzi universitari, tutti italiani, atletici. Si arrampicavano alla casetta per leggere, meditare o stare in pace. Alcuni si conoscevano e altri no. Chi sapeva di quel posto ed era capace di arrampicarsi, ci andava». I vigili mettono in guardia dai pericoli. «Questi manufatti potrebbero essere realizzati su alberi a rischio caduta, a villa Ada ce ne sono decine da tagliare», spiega Gabriele Di Bella, storico dirigente sindacale e funzionario della polizia locale. Chi gioca a fare Tarzan o il Barone rischia di venire giù con tutta la casetta.
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