Così come è importante presidiare le coste della Tunisia, da dove stanno partendo a centinaia, sebbene l'Italia abbia accordi molto solidi con il governo di quel paese. Parecchi di questi arrivano con imbarcazioni fantasma, che sfuggono ai controlli, e sbarcano su spiagge fuori dalle solite rotte. Soltanto ieri 110 a Lipari, 61 a Vendicari, tutti stipati su un veliero.
NUOVA AMNISTIA
La nostra intelligence ha le antenne alzate, ma deve fare i conti anche con una serie di amnistie che il presidente della Repubblica tunisina, Beji Caid Essebsi sta attuando. La prossima è per oggi in occasione della Festa dell'Evacuazione, per ricordare il ritiro delle forze francesi. Dei 1.027 beneficiari del provvedimento di grazia, 442 usciranno dal carcere. La maggior parte di loro è detenuta per reati legati al traffico di droga. E' pur, vero, però, che come ha spiegato monsignor Ilario Antoniazzi arcivescovo di Tunisi, commentando l'arresto in Italia del fratello dell'attentatore di Marsiglia: «I foreign fighters non escono dalle carceri (tunisine, ndr) con la stessa facilità degli altri, però la domanda è: si esce migliori dalla prigione o più indottrinati di prima? Basta vedere in Europa come molti si siano radicalizzati in carcere».
Insomma, la preoccupazione è evidente. Se anche Banca d'Italia e la Uif, l'Unità d'informazione finanziaria, hanno deciso di aumentare le difese proprio in vista di un ritorno dei jihadisti in Europa. In una comunicazione a banche e operatori finanziari si raccomandano controlli più stringenti su nominativi e operazioni sospette per individuare i flussi finanziari. «I combattenti di ritorno - si legge - possono fornire supporto, logistico o esecutivo, a iniziative terroristiche in Europa o organizzare attività di proselitismo».
CAMBIO DI STRATEGIA
Difficile prevedere quanti di loro potrebbero rientrare anche se qualche ipotesi è stata fatta, a esempio per l'Italia, dove si parla di un centinaio di persone. Decisamente maggiore il numero per Belgio, Francia, Germania, Austria e Gran Bretagna. Mentre sul web e sui social network di riferimento della galassia jihadista sono ripresi gli appelli al jihad fatto in casa. Secondo un rapporto delle intelligence europee, 250 foreign fighters sarebbero jihadisti con formazione militare e, soprattutto, dotati di doppio passaporto. Nel complesso, si stima che tra i 30 e i 50 sono rientrati in Italia, anche se non è chiaro se sono rimasti nel nostro Paese o se hanno proseguito il loro viaggio. Un pericolo che al Viminale non sottovalutano, dove si teme anche una possibile qaedizzazione, una sorta di fusione strategica tra Isis e al Qaeda, con un cambio radicale di strategia. Il punto è che un'alleanza renderebbe esponenziale la crescita del numero di combattenti pronti a morire in azioni terroristiche, anche solitarie. Basti pensare che l'Isis conta circa 15 mila militanti tra le sue fila, mentre i qaedisti sono addirittura 30 mila.
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