«Per Giancarlo Siani», presentato il libro del riscatto in omaggio con il Mattino | Video

«Per Giancarlo Siani», presentato il libro del riscatto in omaggio con il Mattino | Video
di Maria Pirro
5 Minuti di Lettura
Martedì 21 Settembre 2021, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 15:29

Eccolo, il libro del riscatto. L'impegno per la verità. «Per Giancarlo Siani». Che è morto, «ma parla forte». Perché «la camorra, le mafie possono uccidere i giornalisti ma non il giornalismo. E quando uccidono i giornalisti fanno alzare la voce ai cronisti che tendono sempre alla verità». Così il direttore del Mattino, Federico Monga, presenta l'antologia che darà in omaggio giovedì 24 settembre ai suoi lettori.

Il volume, curato da Pietro Perone e Leandro Del Gaudio, mette insieme i tantissimi articoli di inchiesta sul caso Siani che sono stati pubblicati sulle pagine del Mattino a partire dal 1993 e sono stati raccolti per la prima volta in un unico volume, che propone i contributi, oltre che del direttore Monga, dell’ex Paolo Graldi e di alcune delle firme storiche del giornale: dall'indimenticato Raffaele Indolfi a Pietro Gargano, da Gigi Di Fiore a Giampaolo Longo, da Giuseppe Crimaldi a Daniela De Crescenzo e Antonino Pane. Nelle pagine anche un ricordo dell’attore Libero De Rienzo, scomparso lo scorso 15 luglio, che ha avuto uno dei suoi più grandi successi cinematografici nel 2009 grazie all’interpretazione di Giancarlo Siani nel film Fortapàsc di Marco Risi. «Il film dedicò proprio una delle sue scene iniziali alla necessità di ricorrere al coraggio, bene inalienabile», scrive Giuseppina De Rienzo per ricordare insieme Libero e Giancarlo. Previsto un reading a cura dell’attrice Nadia Carlomagno, direttore del Master in “Teatro, pedagogia e didattica” dell'Università Suor Orsola Benincasa. 

Nella sala degli angeli dell'Ateneo, il rettore Lucio d’Alessandro sottolinea: «Dire Giancarlo Siani significa far capire che la verità è importante e si può combattere contro l'ingiustizia, e il Mattino è coscienza storica e attiva della città». Monga annuisce. «È nostro compito divulgare la memoria», afferma. «Il libro è un impegno preso con i giornalisti del Mattino e con la famiglia di Giancarlo Siani, pubblicando il "secondo tempo" e saldando un debito, perché Giancarlo non era stato regolarizzato. Forse non si è protetto a sufficienza un ragazzo, ma erano altri tempi. Poi c'è stato il riscatto, in redazione venne fatta una squadra che si occupava solo di quello». Pietro Perone, allora giovane cronista, ricorda «la volontà di raccontare Torre Annunziata con gli occhi di Giancarlo.

Così capimmo che lui dava estremamente fastidio ai politici e alla camorra e, prima di tutti, aveva compreso e scritto i legami che c'erano». L'operazione-verità, dunque, consentì «di riscattare qualche sottovalutazione di troppo e accondiscendenza eccessiva da parte del giornale». Senza riuscire comunque a trovare un misterioso dossier firmato da Giancarlo e che avrebbe potuto svelare altri retroscena. 

Il presidente della Fondazione Pol.i.s, don Tonino Palmese, definisce Siani un «eroe dei giorni nostri senza voler essere eroe», e ne elogia l'etica della responsabilità praticata non solo sul lavoro ma nella vita. «Contro l'indifferenza di chi soffre». E il presidente onorario della Fondazione Giancarlo Siani, Geppino Fiorenza, ribadisce che il libro è utile per i ragazzi ed elenca le tante iniziative in programma, la principale con i sindacati alla Camera dei deputati, per portare sulle spalle questa «eredità pesante», che consiste nel continuare. 

Per il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, «è importante dare soprattutto ai giovani il senso del sacrificio. Fondamentale, nel lavoro di Giancarlo Siani, è stato smascherare un intreccio tra politica, camorra e impresa». In anticipo sulla magistratura. «Oggi rappresenta il primo obiettivo nelle nostre indagini», riconosce Cafiero de Raho, «e insieme bisogna assicurare la sicurezza dei giornalisti, paladini della democrazia», avvisa. 

L'allarme resta alto. «Noi abbiamo il primato nazionale dei morti per caso e, dagli anni Sessanta, nessun paese occidentale ha un numero così alto di magistrati e giornalisti assassinati. Solo l'anno scorso se ne contano l'87 per cento in più dell'anno precedente, solo contro i giornalisti, soprattutto meno noti ed esposti. Quante minacce avvengono anche oggi», certifica il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello. Non solo. «L'Italia è al 41esimo posto nella libertà di stampa e si parla di problemi strutturali che colpiscono i cronisti e il mercato del lavoro, a causa della precarietà». Ma Riello riporta anche le frasi «usate da uomini che ci governano, come pennivendoli». Senza parlare della concentrazione di proprietà editoriali («Nelle mani di otto persone») e del «giornalismo di inchiesta che arranca». 

Il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, rimarca i pericoli per l'informazione, dopo aver ricordato la personale amicizia con Giancarlo Siani e «il suo esempio ancora forte». «Un modello da preservare». «C'è il rischio concreto, di incolumità fisica, oltre l'aggressione mediatica o politica o il ricatto economico. Ci sono giornalisti che trattano in maniera limpida questioni di mafia senza chiedere nulla ai magistrati. Giornalisti che studiano, leggono e chiamano le cose con il loro nome», insiste. Il riferimento è ancora una volta ai clan: «In questa città esiste una unica grande organizzazione denominata non a caso "sistema", di cui si parla a fatica e soprattutto nel linguaggio pubblico non se ne parla affatto. E, su questo, occorre riflettere». Anche in relazione alla «organizzazione del consenso». 

Infine, il giornalista Roberto Conte, che coordina il dibattito, passa la parola al direttore della Scuola di giornalismo Suor Orsola Benincasa, Marco Demarco. «Giancarlo Siani è più di un caso che riguarda un giovane collega. Lo sforzo e la capacità di tenerne viva di tenerne viva la memoria rappresentano una realtà in sé. Questa cerimonia lo dimostra», conclude. Con un'avvertenza: «Il ricordo dei morti non deve essere un alibi al venir meno nel fare qualcosa per i vivi». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA