Ariston, scudo dell’Ue: «Ora Mosca si fermi». Stano (Commissione Europea): Putin imprevedibile

La sede della Ariston Group
di Maria Cristina Benedetti
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Mercoledì 1 Maggio 2024, 02:05 - Ultimo aggiornamento: 2 Maggio, 15:36

FABRIANO Un ribasso composto per Ariston Group: è la cronaca di una giornata d’ordinaria contrattazione rilanciata ad appena mezz’ora dalla chiusura di Piazza Affari. Il produttore marchigiano di sistemi di riscaldamento e produzione di acqua calda, in flessione del 3,32%, a fine giornata si assesta a 4,834 euro. Una volatilità giornaliera che per gli impassibili analisti finanziari non è sentinella, né cartina di tornasole dello strappo di Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha espropriato la multinazionale fabrianese della gestione dello stabilimento di Vsevoložsk, vicino a San Pietroburgo, e dei suoi uffici commerciali, per passarli di mano alla controllata, russa, Gazprom. Oltre le logiche di mercato, in questo affronto internazionale s’impongono quelle della diplomazia.  A cinque giorni dalla nazionalizzazione, il colosso della dinastia dei Merloni non intende interferire con l’azione di governo. Così, dopo il vertice di lunedì alla Farnesina con l’ambasciatore di Mosca in Italia, torna a esprimersi, con toni severi, il portavoce della Commissione europea Peter Stano. Tratteggia, con fermezza, la rotta: «Si sta rivedendo la situazione, per capire quali prossimi passi debbano essere fatti».

La condanna

Procede, in un crescendo: «La Russia è un attore imprevedibile, sia sulla scena politica internazionale sia su quella economica: ha creato un clima ostile nei confronti degli investitori esteri. Credo che sia un messaggio molto forte per chiunque stia valutando di continuare a fare affari lì». Lo va ripetendo: «È l’ennesima prova del disprezzo per il diritto internazionale». Arriva al nucleo: «Chiediamo a Mosca di fermare queste misure e di invertirle, cercando soluzioni accettabili con le aziende europee che sono prese di mira».

Il suo mantra: «È una grave violazione del diritto internazionale». Indirizza i suoi passi nello stesso solco, profondo, Matteo Ricci. La fascia tricolore di Pesaro, coordinatore dei sindaci dem, e candidato nella circoscrizione Centro per il Pd alle prossime europee, incarna la stessa urgenza. «Il Governo intervenga subito, in accordo con la Commissione europea, in modo netto e forte, per la tutela e la salvaguardia della nostra azienda e dei suoi lavoratori, contro un atto ostile e di intollerabile prepotenza». Come una bandiera, che sventola all’unisono.

L’ipotesi

Riemerge il mercato. Ariston Thermo, che è presente in 40 Paesi, è metafora e realtà insieme. La multinazionale fabrianese vive un dualismo forzato: mantiene la proprietà della filiale russa, la cui gestione è stata affidata a una società locale che fabbrica il bianco, non a una agenzia di Stato. La lettura in filigrana: Putin non vuole fermare la produzione. Resta il fatto che Ariston, nel suo bilancio consolidato, dovrà riportare il fatturato di un sito che non governa più e che incide appena del 3% su quello globale: 100 milioni su oltre 3 miliardi. Elementi che, se messi in sequenza, potrebbero far presagire una svendita. Come nel copione di esproprio della Danone, la multinazionale francese di prodotti alimentari. Torna a farsi sentire la voce della Fabriano delle comuni origini, con quella di Francesco Casoli, leader delle cappe aspiranti e una presenza in Russia con una piccola filiale commerciale: «La Ue dovrebbe innescare dei meccanismi per riparare a un danno: ristori per le aziende che subiscono ritorsioni politiche». Tornano le logiche della diplomazia.

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