«L’amicizia può cambiare il mondo. L’amicizia è la via della pace». Quel milione e passa di ragazzi che hanno riempito Tor Vergata oltre ogni previsione Leone XIV non li ha voluti compiacere con discorsi accomodanti. L’approccio che ha scelto è di quelli di un tempo, densi di senso, di quelli che servono a dare una direzione di marcia risolutiva alla vita, per farla costruire su solide fondamenta e non su sabbia. Verità, giustizia, felicità, condivisione, coerenza tra dire e fare. Cosa ovviamente non sempre semplice da mettere in pratica. Eppure Papa Prevost ha voluto proprio martellare sull’impegno personale, perché a suo dire è arrivato il tempo delle responsabilità, dello scavo interiore. Basta surfare.
L’INVITO
«La coscienza cos’è?», ha chiesto a quella immensa massa umana che ascoltava mentre tramontava il sole. Poi ha ripescato il sentiero di Benedetto XVI che predicava che chi crede non è mai solo. In un tempo segnato da solitudini immense e paradossali iper-connettività quella provocazione ha avuto l’effetto di un pugno nello stomaco. Il secondo filo, invece, lo ha annodato all’eredità umana ed empatica lasciata da Francesco ai cattolici. La sua cifra era l’insistenza sugli incontri personali, andando oltre le reti sociali. Meglio un abbraccio che un like.
IL GRIDO
Sull’enorme palco costruito sulla grande spianata di Tor Vergata arroventata dal sole d’agosto si è alternato un dialogo non banale tra tre ragazzi e il Pontefice, riassuntivo di una settimana giubilare assai particolare. I pellegrini con lo zaino e la bandana arrivati da oltre cento Paesi hanno sperimentato un po’ di tutto. Adorazioni, messe, confessioni di massa e pure marce per chilometri, superando code infinite, sistemazioni spartane con tanta allegria. Uno dei preti influencer che va per la maggiore, il milanese “DonRava” ha coniato uno slogan che si è ben presto diffuso tra molti gruppi italiani: «Dai ragazzi arriva un grido, forse è l’ultimo e ora va ascoltato sul serio». Leone XIV è il primo a incoraggiare la comunicazione web, la tecnologia, lo spirito di intraprendenza della scienza ma senza mai addormentare le coscienze degli uomini. «Papa Francesco ricordava che talvolta i meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo. Allora le nostre relazioni diventano confuse, sospese o instabili. Quando lo strumento domina sull’uomo, l’uomo diventa uno strumento: sì, strumento di mercato», ha messo in guardia. Il timore di Prevost è proprio questo, che i suoi ragazzi – le Sentinelle del Mattino (come le chiamava Giovanni Paolo II) – possano trasformarsi in una massa acritica, manipolabile dagli algoritmi, incapace di distinguere il bene e il male. «Cercando con passione la verità, noi non solo riceviamo una cultura, ma la trasformiamo attraverso scelte di vita. La verità, infatti, è un legame che unisce le parole alle cose, i nomi ai volti. La menzogna, invece, stacca questi aspetti, generando confusione ed equivoco», ha sottolineato rispondendo ad un altro ragazzo. Tre le lingue scelte per comunicare direttamente con l’immensa platea, ormai una prassi persino nelle udienze vaticane, in primis l’italiano, visto che è la lingua franca in Vaticano, poi lo spagnolo e l’inglese – tra le più diffuse al mondo – entrambe usate quotidianamente dal pontefice nato negli Usa ma naturalizzato peruviano. Il Nord e il Sud che si sono incontrati.
LA PROVA
Mettete Dio al centro: «La tua parola è luce più chiara di ogni stella che illumina anche la notte più nera», ha insistito Leone XIV coi ragazzi. Assieme a loro ha portato la croce di legno della Gmg fino sul palco, in attesa che poi venga trasferita a Seoul dove nel 2027 è previsto il prossimo raduno giovanile. Si è invocato lo Spirito Santo e per ultimo non poteva non affrontare il tema della felicità. Siccome il momento della scelta – di qualsiasi scelta – resta un atto umano fondamentale, Prevost ha rammentato che la domanda «per eccellenza è: quale uomo vuoi essere? Quale donna vuoi essere? Carissimi giovani, a scegliere si impara attraverso le prove della vita». La lezione di San Giovanni Paolo II dove proprio a Tor Vergata nel Giubileo del Duemila ricevette due milioni di ragazzi, è affiorata mentre il sole tramontava e si invocava: «È Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae».