Paolo Graldi
Paolo Graldi

Tra paura e retorica/ La città violenta e la percezione oltre le statistiche

di Paolo Graldi
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Venerdì 25 Ottobre 2019, 00:20
I neurochirurghi del “San Giovanni” lo avevano capito a prima vista che per Luca, con quelle lesioni, le speranze di salvezza stavano a zero. Il suo fisico da atleta ha speso ogni risorsa estrema, ma poi le macchine salvavita che sorvegliano cuore e cervello hanno emesso un lungo sibilo sinistro.

E tutti i sensori della sopravvivenza si sono appiattiti. La linea crudele della morte era tracciata. Delitto di estrema gravità, assassinio puro nella spietatezza del gesto, assalto omicida che rivela una psiche nutrita a bocconi di violenza nel segno della sopraffazione. I due criminali che si aggiravano per l’Appio Latino, quartiere tranquillo, in cerca di facili bottini, magari scippando, saccheggiando con la intimidazione dei muscoli, di una mazza e di una pistola. Quegli attimi tremendi li ha ricostruiti la fidanzata (anche lei colpita dal bastone) e da quattro telecamere puntate su angoli strategici di quello scenario divenuto improvvisamente di sangue. 
Volevano, i due balordi, lo zainetto di lei. Pensavano forse che contenesse qualcosa di riciclabile in qualche mercatino del crimine spicciolo. E già questo ne fissa la statura criminale: gente, forse tossicodipendenti, in cerca di arraffare l’oggettino da pochi euro, uno strappo e via. Rintracciamo nel carattere di Luca il senso dei momenti successivi; il giovane è un personal trainer, atletico, coraggioso: la sua reazione è fulminea, quasi rabbiosa. 

Vive quell’affronto come insopportabile, si fa avanti per proteggere la ragazza, la sua ragazza che ama e con la quale ha un rapporto consolidato, di anni. Li affronta, li sfida. L’hanno colpita al capo con la mazza proprio mentre stava per consegnare lo zainetto. 

Monta la rabbia mentre si torna, per descriverli, su quegli attimi. Perché è proprio in quegli attimi che scatta come una molla impazzita l’impulso ad afferrare l’arma e a usarla. Puntata al capo, per uccidere, boom. 
Un’esecuzione. Sarà impossibile difendere quel gesto. Niente e nessuno potranno giustificarlo. E allora, però, bisogna andare oltre il fatto singolo per scandagliare in una visione d’insieme le sequenze di vicende simili, per individuare elementi ricorrenti, ripetitivi. L’aggressione a Manuel Bortuzzo, anche in quel caso fuori da un pub-discoteca: in quella circostanza gli assassini avevano programmato una vendetta micidiale ed erano talmente inferociti da sbagliare persona.

Manuel pagherà a caro prezzo quell’assalto e rassicura appena sapere che i responsabili sono stati identificati, arrestati, condannati. Sì, perché al di là delle similitudini, si ha l’impressione di trovarsi di fronte a un codice di comportamento eversivo, un copione al limite della follia senza scusanti, che trae elementi di imitazione e di incoraggiamento indiretto dalla città stessa, dal suo degrado, dalla scompostezza rispetto alle regole di base. 
Una Capitale che quando ragiona sulla sua sicurezza, si consola con le statistiche: i dati rassicurano, in effetti, il cittadino nel confronto con altre metropoli, come ha ricordato anche a caldo il presidente Conte. Altrove si uccide di più, si spaccia di più, si è meno sicuri. Ma siamo certi che il confronto delle statistiche plachi le inquietudini? 

Le cronache si incaricano di tenere aggiornato il libro mastro delle aggressioni: è sempre aperto e preoccupa scorrere i fotogrammi dei delitti. È la sicurezza di prossimità, quella garantita dalla presenza in strada di polizia e carabinieri e, quando ci sono, dai vigili urbani, che si invoca e che dovrebbe fornire una rete di deterrenza ampia e invalicabile. 

Non è così. Uomini e mezzi, turnover fermo, età media degli agenti, numero delle volanti in servizio, illustrano una situazione precaria, quasi povera, certo con ampie falle da ricucire. L’abnegazione del personale è fuori discussione. Ce la mettono tutta e anche di più. E’ l’ampiezza della coperta la questione, annosa questione. 
Sono le disponibilità reali il problema. L’altra notte sono stati erogati i fondi per gli straordinari delle forze dell’ordine del 2018 e il premier ha detto di aver raschiato il barile per reperirli. 

La sicurezza è un bene: ha un costo di fondo ed uno, anch’esso alto, permanente e ricorrente, di manutenzione. Voci di bilancio fragili, in affanno. Lo stesso si potrebbe dire per gli ospedali, per i trasporti. Sono beni, costano. Gli assassini di Luca saranno identificati e arrestati. Forse perfino nelle prossime ore. 

In queste indagini polizia e carabinieri compiono autentici capolavori investigativi, soprattutto per la velocità di chiudere il cerchio intorno ai presunti colpevoli. E così sarà anche per la morte del povero Luca, che ci rende tutti inconsolabili per la crudeltà che l’ha determinata. Saranno presi e giudicati. 

Resterà quel senso impalpabile e tuttavia percettibile di inquietudine. Il copione dell’efferatezza è sempre alla cerca di protagonisti e palcoscenici. 
 
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