Enrico Vanzina
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Gaia e Camilla, il doppio dramma delle famiglie

Gaia e Camilla, il doppio dramma delle famiglie
di Enrico Vanzina
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Martedì 24 Dicembre 2019, 09:02
Non sarà un Natale lieto. Quell'attimo tragico continuerà a rimbombare.
Quell'attimo tragico che ha inchiodato la vita di due ragazze di sedici anni sull'asfalto viscido di Corso Francia, continuerà a rimbombare oltre la sera di Natale. E oltre quella di Capodanno. Peserà come un macigno sul futuro di tutti noi. Ci torturerà. Ci farà sentire meno forti e più soli. E' come se portandosi via l'esistenza di due meravigliose sedicenni quell'incidente abbia voluto portare via anche una parte della nostra. In un territorio buio, di mistero, di dolore, di rabbia, di impotenza. Che nemmeno la pietà riesce a lenire.

Il testimone chiave: «Quelle due ragazze nel buio all'improvviso: non poteva vederle»

Gaia e Camilla, «travolte da altre macchine». E spunta il caso degli sciacalli

Non riesco a pensare ad altro. Penso a Gaia e Camilla, mano nella mano, incoscienti e sorridenti, che volano in aria colpite dal muso di un Suv. Penso a Pietro che le ha investite probabilmente senza rendersene conto. Penso alle loro rispettive famiglie, schierate su campi opposti, ma legate dalla perfida trama di uno stesso dramma. E non posso non pensare al mio amico Paolo, uomo di fantasia e di talento, il quale adesso deve confrontarsi con l'amore per un figlio e l'atroce dolore per le responsabilità che gli inquirenti accerteranno. Di colpo, nel suo mondo fatto di commedie, ha fatto irruzione la tragedia. Ma non quella scritta, quella vera. Quella che non parla con le parole di Sofocle o di Euripide, o di William Shakespeare, ma con le frasi scarne di un verbale, con i risultati dei test, con i segni di una frenata. Non teatro, vita vissuta.
 
 

Su questo quotidiano, Maria Latella e Paolo Graldi, ai quali è stato affidato il terribile compito di commentare a caldo questo atroce fatto di cronaca, hanno giustamente messo un paletto tra la fatalità e la responsabilità. La vita dei nostri ragazzi, squassata da tante futilità, è un territorio viscido come l'asfalto di quella notte. Facile scivolare, facile, ribaltarsi. Tutti noi siamo, direttamente o indirettamente, nel mirino di queste tragedie. Ma catalogarle solo come tragico destino sarebbe un'offesa a chi non c'è più. Una offesa alla legge della convivenza civile. Le regole esistono. E non esistono scorciatoie logiche per provare a rendere meno scuro quello che lo è. Ma è proprio per questo che, a freddo, chi come me , insieme a tanti come me, non riesce a liberarsi dall'incubo, non può fare a meno di trovare comunque un qualche segno di fatalità superiore, quasi imperscrutabile, in quanto è accaduto. Ma mai come in questo caso il prezzo di una pena deve rappresentare il traguardo di un riscatto. George Simenon diceva che la vita va accettata perché è più forte di noi. Lo dovrà capire Pietro, lo dovranno capire Paolo e sua moglie, con i loro ragazzi, lo dovranno soprattutto capire le famiglie stravolte di Gaia e Camilla, i loro amici, accettando con dignitosa umanità il loro dolore ma anche il dolore di chi ha provocato questa assurda vicenda, in un triste sabato sera. Non ci devono essere vincitori e vinti. Qui hanno perso tutti. Anche noi che scriviamo. Anche noi che piangiamo con loro.
 
 

 
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