Si profilano " gabbie" dei depositi in base ai territori della raccolta del risparmio - che evocano le gabbie salariali di un tempo lontano - in relazione ai diversi territori del nostro Paese? Sarebbe sicuramente esagerato sostenerlo. Tuttavia fa riflettere una meritoria indagine del sindacato dei bancari Fabi sulla remunerazione dei conti correnti bancari, pur con i limiti che può presentare e una non ancora compiuta analisi organica dei fattori alla base delle marcate differenziazioni che ovviamente spetta compiere principalmente ad altri soggetti. Per 5 mila euro nel conto corrente, a Trento e Bolzano la remunerazione annuale è di 18,2 euro, 13, invece, a Roma, 11 a Milano, ma 6,5 a Napoli, 8 a Catanzaro, 7 euro a Trieste, 8 a Genova e Aosta.
Nel 2023 l'ammontare complessivo dei depositi in conto corrente di famiglie e imprese è diminuito da 2076 del 2022 a 2015 miliardi. Qui, comunque, ci limitiamo a una fotografia e a sollevare non tanto una questione di equità distributiva, che in questo campo avrebbe poco senso, bensì di concorrenza, anche se il quadro presenta aree distanti, tuttavia con operatività di istituti che hanno una competenza sull'intero territorio nazionale. Non è tuttora o non lo è nelle dimensioni e caratteristiche di una volta il fenomeno del Mezzogiorno come luogo di raccolta del risparmio per l'impiego successivo al Nord. Un tempo, in occasione della soppressione della Cassa del Mezzogiorno, fu approvata dal Parlamento una norma che faceva obbligo agli istituti di credito di applicare gli stessi tassi attivi e passivi ovunque avessero operato. La leggina che suscitò diffuse reazioni contrarie; fu ritenuta dirigista e anticoncorrenziale, di fatto non fu applicata e poi venne soppressa. Naturalmente, per i depositi bisogna distinguere tra quelli a vista e quelli a durata prestabilita. Questi ultimi costituiscono una tradizionale allocazione del risparmio che deve essere adeguatamente remunerata; gli altri tipi si avvicinano molto a mezzi di pagamento.