Confcommercio, in 9 anni scomparse 100mila attività nelle città italiane

Confcommercio, in 9 anni scomparse 100mila attività nelle città italiane
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Martedì 1 Marzo 2022, 12:30
(Teleborsa) - In nove anni sono scomparsi quasi 85 mila negozi nelle città italiane, quasi 4.500 hanno chiuso i battenti durante la pandemia. Se si sommano le perdite di ambulanti a quelle del commercio in sede fissa, in nove anni, spariscono quasi 100mila attività. Questo l'allarme
lanciato dall'Osservatorio sulla demografia d'impresa nelle città italiane, con particolare riguardo ai centri storici, realizzato dall'Ufficio Studi di Confcommercio.

Con il contributo del Centro Studi delle Camere di Commercio Tagliacarne nel corso dell'analisi sono stati osservati 120 comuni medio-grandi, di cui 110 capoluoghi di provincia e 10 comuni non capoluoghi di media dimensione, escludendo le città di Milano, Napoli e Roma perché, in quanto multicentriche, non è possibile la distinzione tra centro storico e non centro storico.

Una grossa parte della riduzione – rileva Confcommercio – "è dovuta, purtroppo, alla stagnazione dei consumi di tipo strutturale che affligge l'Italia da tanto tempo". Oggi i consumi, in termini reali, sono sotto i livelli del 1999 e lo stesso parametro in termini pro capite si colloca sotto i valori del 1998, cioè 17.297 euro del 2021 contro i 17.708 euro di 25 anni fa.


Nel lungo termine crescono, invece, le attività legate al turismo. Sembra che esse siano cresciute anche durante la pandemia. Tra il 2012 e il 2021 le imprese, nel complesso di tutti i settori economici, sono stabili in numero, effetto di un calo di circa 190mila unità delle italiane e di un analogo incremento delle straniere (la cui quota passa dal 7,8% del totale al 10,6%). Nel commercio spariscono 200mila imprese italiane e ne emergono quasi 120mila straniere; la quota delle straniere quasi raddoppia in nove anni: dal 10,7% al 19,1%. Stesse dinamiche per l'occupazione: stabile quella degli italiani, in crescita dell'11% quella degli stranieri; e anche qui, considerando il commercio, gli alberghi e i pubblici esercizi, a fronte di 150mila italiani in meno ci sono 70mila stranieri in più.

Sui centri storici c'è una prima evidenza, secondo l'Ufficio Studi di Confcommercio, meritevole di attenzione: la riduzione del dettaglio fisso è leggermente superiore a quella fuori dai centri storici, ma va considerato che il conteggio sconta una diversa struttura urbanistica tra centri e non centri.

Per quanto riguarda il commercio ambulante, prosegue il processo di razionalizzazione di questo comparto, dentro e fuori dai centri storici. I numeri del commercio al dettaglio sono "discretamente brutti anche durante la pandemia, tenendo conto del congelamento delle dinamiche demografiche. E sono peggiori nei centri-storici piuttosto che nel resto delle aree delle città".
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