Marcegaglia: 5 punti per salvare l'Italia
il governo risponda o lasciamo i tavoli

Emma Marcegaglia
6 Minuti di Lettura
Venerdì 30 Settembre 2011, 09:06 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 23:53
ROMA - Il tasso di disoccupazione del secondo trimestre dell'anno cala al 7,9% rispetto all'8,3% del secondo trimestre 2010 (pari a 146mila disoccupati in meno). Per i disoccupati - rileva l'Istat - si torna sotto quota due milioni, ai minimi, per quanto riguarda le rilevazioni trimestrali, dal secondo trimestre 2009. L'Istat sottolinea comunque che, nonostante il calo della disoccupazione, si rafforza quella di lunga durata, ovvero di coloro che cercano lavoro da oltre un anno. L'inflazione, intanto, a settembre sale dello 0,1% rispetto ad agosto e del 3,1% su base annua.



Ue: in Italia ripresa lenta, l'occupazione non migliorerà. L'economia italiana si sta riprendendo con passo modesto dal 2009, di conseguenza la capacità di creare posti di lavoro resterà debole per altro tempo: è quanto si legge nell'ultimo rapporto sull'occupazione pubblicato oggi dalla Commissione Ue. Con le misure di austerità prese dall'Italia e con la bassa crescita, si legge nel rapporto, è crollata la fiducia e di conseguenza le condizioni del mercato del lavoro sono costantemente deboli.



Il Manifesto delle imprese. Oggi, intanto, presentazione ufficiale e invio a tutte le forze politiche del Manifesto annunciato la settimana scorsa dalla presidente di Confidustria, Emma Marcegaglia «per salvare l'Italia»: è il "Progetto delle imprese per l’Italia", firmato dall’intero mondo delle imprese (Confindustria, Rete imprese, Alleanze delle cooperative) e bancario (Abi). Un manifesto di quattordici pagine piene di numeri e tabelle, con proposte specifiche e dettagliate, che prevede cinque «grandi questioni prioritarie» da affrontare per rilanciare la crescita: spesa pubblica e riforma delle pensioni; riforma fiscale; cessioni del patrimonio pubblico; liberalizzazioni e semplificazioni; infrastrutture e energia.



Marcegaglia: risposte o lasciamo i tavoli.
«La Giunta di Confindustria mi ha dato il mandato di portare avanti proposte forti e coraggiose - dice Emma Marcegaglia - Se non andranno avanti ho anche ricevuto una delega per lasciare i tavoli di crescita con il governo in caso di mancate risposte».



«Agire senza indugi». «Salvare l'Italia non è uno slogan retorico - scrivono le imprese nel "Manifesto per la crescita" - Deve essere chiaro. Non intendiamo minimamente sostituirci ai compiti che spettano al governo, alla politica, a chi rappresenta la sovranità popolare. Avvertiamo però l'esigenza di non limitarci alle critiche, ma di indicare all'attenzione di tutti alcuni punti assolutamente prioritari. Chiediamo quindi di agire senza indugi».



«Siamo chiamati a cambiare passo e ad esprimere uno sforzo comune in grado di far si che l'Italia continui ad essere uno tra i primi Paesi manifatturieri del mondo - si legge nel Manifesto - e possa far conto su un forte e dinamico sistema dei servizi. Tutte le imprese sono pronte a fare la loro parte. È questa la ricetta vincente in un mondo scosso da un cambio di fase economica senza precedenti».



«Non si può assistere inerti a questa spirale. Oggi il tempo si è fatto brevissimo. Ciò impone scelte immediate e coraggiose - si legge nel Manifesto - È in gioco più della credibilità del governo e della politica. Sono a rischio anni e anni di sacrifici. È a rischio la possibilità di garantire ai nostri figli un Paese con diritti, benessere e possibilità pari a quelli che abbiamo avuto fino ad oggi».



Marcegaglia, sottolinea «la grande urgenza» che ha spinto il mondo delle imprese a firmare un manifesto comune: «Non c'è più tempo, è necessario varare riforme coraggiose e profonde molto velocemente. Serve una politica economica diversa. Un termine per metà ottobre andrebbe bene se entro quella data il governo varasse riforme di questa entita.



Patrimoniale per ridurre Irpef e Irap. «Il manifesto delle imprese - ha detto Marcegaglia - per poter abbassare Irpef e Irap, le tasse su lavoratori e imprese, propone una patrimoniale dell'1,5 per mille su tutti gli attivi mobiliari e immobiliari delle persone fisiche con una esenzione per i patrimoni sotto 1,5 milioni di euro».



Rete Imprese Italia: è finito il tempo degli annunci. «Non possiamo più permetterci di non decidere, gli stati europei e i mercati ci guardano - dice il presidente di Rete Imprese Italia, Ivan Malavasi - Il tempo degli annunci è finito, noi ai tavoli finora ci siamo sempre seduti ma vogliamo tavoli che possano incidere. Il Parlamento deve muoversi, uscire e forse lì non ci si è reso conto della gravità della situazione».



Bersani: subito confronto con le imprese, abbiamo punti comuni. «Con le imprese siamo pronti a confrontarci già nei prossimi giorni - dice il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani - Ci sono punti comuni con le imprese: acuni dei punti che hanno esposto oggi, a partire da quello sul fisco, vanno nella stessa direzione di quanto abbiamo presentato anche nei nostri emendamento».



Casini: il manifesto supplisce all'assenza del governo. «Accogliamo l'appello delle forze sociali e accogliamo il loro manifesto in 5 punti che supplisce all'assenza del governo che sta rinviando sine die il provvedimento sullo sviluppo, questo è inaccettabile - afferma il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini - Chiediamo al governo di riaversi perché non possiamo assistere inermi alla situazione in cui è l'Italia».



Idv: bene il manifesto. «Il manifesto delle imprese ha un pregio e un limite - dice il responsabile welfare e lavoro dell'Idv Maurizio Zipponi - Il pregio è quello di ribadire quanto denunciato in tutti questi anni dall'Idv: il Paese è senza governo nelle grandi scelte. Il limite è che, in questi 3 anni, mentre l'Idv denunciava la pericolosità della crisi, Confindustria è stata parte del gioco del governo Berlusconi. L'esecutivo oggi non rappresenta più neanche quelle categorie produttive che un tempo lo sostenevano».



Bonanni: tempo scaduto, la Cisl è d'accordo. «Hanno fatto bene le imprese a presentare un manifesto comune per la crescita che per molte parti condividiamo - dice il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - Anche per la Cisl il tempo è scaduto: occorrono riforme vere che affrontino dopo vent'anni di omissioni i nodi irrisolti dell'economia italiana. Riforma fiscale, patrimoniale ad eccezione di chi ha una sola abitazione, riduzione dei livelli amministrativi e dei costi della politica, liberalizzazioni, vendita del patrimonio pubblico, sblocco delle infrastrutture e delle nuove fonti di energia sono i nodi da affrontare».



Cgil: stop su pensioni e privatizzazioni.
«Per noi il tempo è già scaduto e il governo se ne deve andare, perché rappresenta gran parte del problema e la sua uscita di scena è condizione per recuperare credibilità sui mercati» dice Susanna Camusso, segretario della Cgil, che apprezza lo sforzo fatto per stilare il manifesto, ma ritiene che «su pensioni e privatizzazioni dei servizi non può esserci alcuna convergenza, perché si continuerebbe a scaricare sui lavoratori il prezzo della crisi e questo non è per noi condivisibile».



Inflazione a settembre sale al 3,1%, al top dal 2008. L'indice dei prezzi al consumo a settembre è aumentato dello 0,1% rispetto ad agosto e del 3,1% rispetto a un anno prima (dal 2,8% di agosto). Lo comunica l'Istat fornendo la stima provvisoria, precisando che il dato tendenziale, che incorpora parzialmente gli effetti dell'aumento dell'iva, è il più alto da ottobre 2008. L'inflazione acquisita per il 2011 è pari al 2,6%. L'inflazione di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, sale al 2,5%, con un'accelerazione di tre decimi di punto rispetto ad agosto. L'indice armonizzato europeo Ipca segna a settembre un aumento del 3,5%, il dato più alto da ottobre 2008. L'Ipca cresce a settembre rispetto ad agosto dell'1,9%.



Disoccupazione secondo trimestre cala al 7,9%. Per quanto riguarda i dati sulla disoccupazione (in calo al 7,9% rispetto all'8,3% del secondo trimestre 2010) l'Istat evidenzia che, nonostante il calo, si rafforza la disoccupazione di lunga durata, quella di chi cerca lavoro da oltre un anno. Nel secondo trimestre 2011 la disoccupazione di lunga durata era pari al 52,9% del totale dei disoccupati, il dato più alto degli ultimi 18 anni. Il tasso di disoccupazione giovanile diminuisce nel secondo trimestre dal 27,9 al 27,4%, ma per le giovani donne del sud il tasso resta molto più alto, con un 44% che risulta il dato più elevato dal secondo trimestre 2004.



Nonostante l'aumento dell'occupazione complessiva, gli occupati a tempo pieno diminuiscono su base annua (-0,2%, pari a 32mila unità), mentre aumentano quelli a tempo parziale (+3,4% pari a 119mila unità), ma si tratta - afferma l'Istat - «ancora una volta di part time involontario». In confronto al recente passato la riduzione dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato è più contenuta (-0,1 pari a 19mila unità), mentre continua a crescere il numero dei dipendenti a termine (+6,8% pari a 149mila unità) in gran parte nell'industria in senso stretto. Continua a crescere la popolazione inattiva. Il tasso di inattività si porta al 37,9%, quattro decimi di punto in più rispetto all'anno prima. Secondo l'Istat oltre all'effetto scoraggiamento la decisione di non cercare lavoro è legata a motivi di studio per la componente più giovane della popolazione e a motivi familiari soprattutto per le donne.



Ue-17, ad agosto disoccupazione stabile al 10%. Stabile ad agosto la disoccupazione nella zona euro: secondo i dati diffusi da Eurostat, è al 10%, come a luglio. Il dato è stabile da maggio, sia nella zona euro che nella Ue-27, dove è al 9,5%. Detto che in Italia la disoccupazione è scesa dall'8% di luglio al 7,9% di agosto, i dati più alti sono quelli di Spagna (21,2%), Grecia (16,7%) e Lettonia (16,2%), i più bassi di Austria (3,7%), Olanda (4,4%) e Lussemburgo (4,9%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA