Panama Papers, Cameron ammette pubblicamente: "Ho avuto quote in società off-shore"

Panama Papers, Cameron ammette pubblicamente: "Ho avuto quote in società off-shore"
2 Minuti di Lettura
Venerdì 8 Aprile 2016, 10:17
(Teleborsa) - Continua a mietere vittime lo scandalo Panama Papers ,che ha già portato alle dimissioni del Premier islandese. A finire nell'occhio del ciclone, David Cameron, il Premier britannico, il cui nome  era già apparso all'interno della lunga lista dei potenti contenuta nei "Panama Papers", le carte di Panama, come è stato battezzato lo scandalo internazionale  che ha scatenato la bufera nel mondo della politica e della finanza. Cameron ammette per la prima volta pubblicamente di aver avuto delle quote della società offshore creata dal padre Ian scomparso nel 2010. La rivelazione di Cameron arriva durante un'intervista esclusiva  rilasciata a Itv news. Il Premier britannico però precisa che le quote della società in questione erano state venute per circa  30mila  sterline poco prima di diventare Primo ministro. Cameron, dunque dopo giorni di smentite ha ammesso che insieme alla moglie Samantha ha detenuto quote della società del padre Ian  dal 1997, ma solo fino al gennaio 2010: quando, quattro mesi prima diventare l'inquilino di Downing Street, le vendettero per 31.500 sterline, con un guadagno di 19.000 sul prezzo di acquisto. "Non ho niente da nascondere - ha detto Cameron  durante l' intervista aggiungendo di aver regolarmente pagato le tasse sui dividendi delle quote, penso che buona parte delle critiche siano basate su un errore, e cioè che il trust sia stato creato con l'idea di evitare le tasse nel Regno Unito. Non è così". Cameron che alla morte del padre Ian ha ereditato 300mila sterline ha aggiunto di non sapere se questi soldi avuti in eredità avessero goduto di benefici fiscali.  Alla domanda se ci fosse conflitto di interessi tra il fondo creato dal padre a Panama e la sua politica di premier che combatte all'evasione fiscale, Cameron ha risposto con un laconico "le sono cambiate, la cultura è cambiata".
© RIPRODUZIONE RISERVATA