Diadora, la scarpa che fu di Senna ritrova le radici venete

Diadora, la scarpa che fu di Senna ritrova le radici venete
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Giovedì 1 Dicembre 2016, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 16:06
Il rilancio dello storico brand avviato nel 2009 ha portato una crescita a due cifre del fatturato e la riapertura degli impianti in Veneto per le calzature d’altagamma

Diadora Sport corre sulle ali della tradizione e dell’innovazione. Il rilancio avviato nel 2009 con l’entrata della famiglia Moretti Polegato è ormai una realtà che ha radici salde e guarda con attenzione al futuro. «Quest’anno dovremmo chiudere con un fatturato aggregato in crescita in doppia cifra rispetto ai 261 milioni del 2015.Anche l’ebitda, che unannofa è stato di 11 milioni, salirà inmaniera consistente. Il70%del giro d’affari arriva dalle vendite di calzature, il resto dall’abbigliamento», spiega Enrico Moretti Polegato, 35 anni, presidente e amministratore delegato della società di Caerano San Marco (Treviso) che ha fatto la storia della calzatura sportiva italiana ai piedi di grandi campioni dello sport mondiale come Borg, Senna, Baggio, Moses, e oggi guarda al futuro valorizzando giovani atleti attraverso la Diadora Academy e artisti emergenti come la cantante Joan Thiele. Un salto triplo rispetto a sei anni fa da quando è iniziata la nuova vita della Diadora. «Allora eravamo in una trentina, oggi siamo in 220 e assumeremo ancora - sottolinea orgoglioso il presidente trevigiano che ha deciso di vivere a Venezia insieme alla moglie e alle due figlie (“ogni tanto alle sei di mattina vado a correre non solo per provare nuovi materiali ma anche per assaporare questa città unica senza l’assedio dei turisti”) -. Quest’anno miglioriamo le vendite in doppia cifra anche in Italia, che rimane il nostro mercato principale col 40% del giro d’affari,maci sviluppiamo decisamente anche all’estero attraverso licenziatari e distributori locali. Per esempio Usa e Nord America ci stanno dando grandi soddisfazioni».

I VECCHI MACCHINARI
Ma la grande sfida dei prossimi anni è riportare una fetta della produzione in Italia. «Nel 2015 abbiamo riaperto lo stabilimento produttivo qui a Caerano San Marco utilizzando i vecchi macchinari degli anni ‘80 dove produciamo calzature sportive d’alta gamma, pezzi unici su commissione, realizzati in gran parte a mano con passione artigianale, che diventano subito da collezione e in Internetvengono contesi a valutazioni importanti», afferma Enrico Moretti Polegato, che è anche vice presidente del gruppo di famiglia Geox e detentore del15%della Lir, laholding cassaforte che ha rilevato Diadora e ha comprato anche i marchi in Cina, HonkKong eMacaochiudendo iconti con le crisi del passato per avere mano libera anche nelle gestione di un logo che ha grandissimo appeal in tutto il mondo. «Oggi nella nostra manovia, cioè la nostra fabbrica trevigiana, produciamo solo l’1-2% di tutte le calzature Diadora, non più di 130-150 paia di scarpe al giorno - ricorda il presidente-manager che dà del tu a tutti i collaboratori in un’organizzazione veramente orizzontale - Ma entro cinque anni puntiamo a realizzare in Italia il 7-8% del nostro campionario. Ovviamente non solo qui a Caerano SanMarcomacoinvolgendo laboratori dell’area e suunfatturato aggregato che contiamo sia lievitato decisamente».

Nella manovia viene realizzata unascarpa quasi sartoriale, con la tomaia tagliata artigianalmente, cardatura, incollaggio e finissaggio realizzato da mani esperte. Una scarpa sportiva, come si faceva una volta. Con i tempi della sartoria: qui per costruire una scarpa servono venticinqueminuti, anche mezzora.Una fabbrica lenta che potrebbe fare scuola. Active,sportswearedheritage(modelli storici Diadora) ormai hanno una linea interamente made in Italy, anzi made in Treviso. Una piccola produzione a chilometro zero che deve essere perfetta, senza sbavature. «La personalizzazione di piccole linee, per i migliori negozi è una scommessa maancheunascelta che ci permette di sfruttare al massimo il know-how di cui gode il nostro distretto nel design e nello sviluppo di calzature sportive, offrendo così anche al consumatore più esigente dei prodotti di altissima qualità», rivela Enrico Moretti Polegato.

Ma questa è solo una delle tante frecce nell’arco della nuova Diadora che continua a sponsorizzare gli arbitri italiani di calciomaha archiviato l’idea di legarsi a grandi campioni o a personaggi dello spettacolo come Skin per supportare i giovani grazie alla Diadora Academy. Un progetto nato dall’esperienza dell’azienda e dei campioni del passato che da sempre collaborano con Diadora, per dare nuovo slancio all’atletica in Italia. Una serie di atleti ed ex atleti di grande esperienza tra cui Gelindo Bordin, storico oro olimpico nella maratona del 1988 nonché Sport Merchandising Director di Diadora, e Salvatore Bettiol, sono al servizio di unagenerazione di giovani promesse che militano nei settori giovanili edopo essere stati selezionati grazie a uno scouting attento, vengono seguiti in tutto: dalla calzatura ai consigli di training.Unagenerazione vincentepercrearne un’altra. Il tutto senza strappi all’insegna del nuovo stile del gruppo trevigiano: make it bright. Un nuovo modo di vivere la vita, lo sport e lo stile. L’obiettivo è di fare tutto in maniera “bright”, cioè di trasformare le azioni di tutti i giorni, in azioni straordinarie. Questo per riportare in primo piano la gioia per lo sport in un ambiente in cui si tende piuttosto a parlare di performance, pressione e profitto. Collaborazioni con università, centro ricerca interno, prove sul campo, la ricercaèunaparte decisivadell’attività Diadora.

Però tutto è per tornare a misura d’uomo e di donna “normali”: «Per noi lo sport non è estremo, non deve essere un sacrificio, ma un mododi viverebene- spiegail presidente della Diadora - Certo, i campioni ci servono per sperimentare nuove soluzioni e materiali in situazioni estreme, ma con l’obiettivo di realizzare calzature e abbigliamento per tutti e per tutti i giorni». Ovviamente la storia non si dimentica. Per questo nel quartier generale trevigiano c’è anche un museo che è meta di pellegrinaggio di tanti appassionati: «È aperto a tutti. Ci è venuto a trovare anche il pilota di moto Jorge Lorenzo, voleva a tutti i costi le scarpe di Senna perché è un fan sfegatato del campione di Formula 1 - ricorda con un sorriso Enrico - ci è dispiaciuto, ma non abbiamo potuto accontentarlo». Perché la storia di Diadora non è in vendita, soprattutto oggi che ha ripreso a correreverso il futuro.

Diadora
Via Giuseppe Mazzini n° 20 - 31031 Caerano San Marco (Treviso)
AMMINISTRATORE DELEGATO: Enrico Moretti Polegato


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