Avere 30 anni, ritratto della generazione «vorrei ma non posso». Super qualificate e sottopagate, rimandano i sogni

Faticano a conquistare l'autonomia, la metà vive con i genitori. Per il 40% il futuro sarà peggiore

Avere 30 anni, ritratto della generazione «vorrei ma non posso». Super qualificate e sottopagate, rimandano i sogni
di Maria Lombardi
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Giovedì 23 Febbraio 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 14:21

Povere per sempre, ecco come ci sentiamo».

Ma dai, Francesca, ci sarà qualcosa di buono ad avere trent’anni, oggi. «Siamo una generazione di disadattate. Chi si è laureata e ha fatto due master e dieci stage guadagna più o meno come una commessa. Sul lavoro ci chiedono troppo e danno troppo poco. Viviamo con l’aiuto dei genitori o in casa con altri coinquilini. Ci portiamo addosso una velata tristezza, come se sapessimo che non migliorerà». A volte peggiora. «Una mia amica ha comprato casa è depressissima: non riesce più a pagare il mutuo». Disperarsi? Servisse a qualcosa. Tanto vale riderci su, come fa lei, Francesca Esposito, stand up comedian, insegnante precaria e mamma per caso. «A 30 anni in Italia si è appena maggiorenni, non si fanno i figli a 30 anni. Le ragazze, a 30 anni, vanno ai concerti di Calcutta..», raccontava sul palco con il pancione, «il coito interrotto non è un metodo anticoncezionale. Ho 31 anni, sono incinta da 5 mesi, e adesso l’ho capito bene». E ora che Alessio ha sei mesi, «sono una mamma canguro, ce l’ho sempre attaccato addosso».

STIPENDI DA FAME

Trent’anni e sentirli tutti. E spiegateci un po’ come si fa ad essere leggeri e immaginare un futuro meno sfigato con una laurea in ingegneria in tasca e 750 euro al mese. «Ma ora smettiamola di accettare paghe da fame», si è indignata la genovese Ornella Casassa, ingegnera sottopagata, in un video diventato virale su TikTok. Dunque, ha ragione Francesca, la generazione dei poveri per sempre? «Tra gli under 35, nove su dieci dicono di meritare di più come stipendio e qualità del lavoro. Quattro su dieci andrebbero via dall’Italia». Maria Cristina Pisani, presidente del Consiglio nazionale dei giovani, elenca numeri (dei rapporti realizzati da Censis ed Eures per Cng) che non dicono niente di buono. A casa con mamma e papà - oltre il 50% - l’autonomia è ancora un lusso, anche perché se guadagni diecimila euro l’anno - la condizione del 70% tra gli under 30 - come fai a permetterti di pagare un affitto? I mutui, vabbé, il 40% nemmeno ci prova a chiederli perché non ha i requisiti. Di figli non se ne parla proprio, appena il 6,5% è già mamma. E il futuro, se possibile, sarà peggio, per quattro su dieci. «Siamo una generazione che ha affrontato un’emergenza dietro l’altra», spiega la presidente del Cng. «Mi sono iscritta all’università con la crisi del 2008, e quando sembrava che si stesse risalendo è arrivato il Covid e di seguito la guerra». E anche l’umore è precipitato. «Il 45% dei giovani ha problemi di ansia e depressione. Quello che dovrebbe essere un momento della vita di slancio e gioia alla fine non lo è. Eppure nonostante le difficoltà siamo stati in grado di camminare sulle nostre gambe». L’età delle scelte, un tempo. Al bivio dei trent’anni, una volta. Metti su casa. Metti su famiglia, se ti va. Investi sul lavoro, fai il mutuo, fai viaggi. «Adesso nemmeno quelli, costa troppo.

Non facciamo nemmeno i week-end», ancora Francesca. «Non possiamo permetterceli». E quindi il bivio è una stradina stretta, in salita e piena di tornanti. Scelta di che? Nessuno si azzarderebbe più a chiedere: allora quando ti sposi? e un bambino? «Il 60% delle giovani dice che vorrebbe un figlio, ma non è nelle condizioni di poterlo avere. La mancanza di certezze condiziona ogni scelta». E allora? «Bisogna battersi per l’emancipazione di questa generazione, partendo da un Ddl giovani per uniformare una legislazione frammentata. Valutare ex ante le proposte di legge, in modo da capire quanto vanno ad impattare sulla condizione delle nuove generazioni. E poi creare occupazione di qualità, offrire lavori dignitosi e la possibilità di avere una pensione, magari prima dei 75 anni. Diritti che le generazioni precedenti hanno avuto. Prendiamo spunto dalla Germania, ad esempio, dove è stata creata l’Agenzia del lavoro giovanile che accompagna anche nell’attività formativa». Così, tra la Generazione Z che il futuro lo cerca su TikTok e le Millennials che qualche certezza ce l’hanno e se la tengono stretta, ecco le “Trentennial”.

IN ATTESA

«Sospese, a mezz’aria, incomplete, in attesa di qualcosa o di qualcuno che dia loro delle risposte». Silvia Sciorilli Borrelli, la prima corrispondente italiana del Financial Times da Milano, nel suo libro “L’età del cambiamento” (Solferino editore) si chiede proprio questo: come ridiventare un paese per giovani. «Abbiamo creato un mondo del lavoro in cui pochi fortunati hanno tutele e garanzie con contratti a tempo indeterminato, tutto il resto è precariato. E tutto il resto sono i trentenni. Aspirare a un lavoro vero e ben retribuito prima era un punto di partenza. Oggi è un punto di arrivo. Quando ci sei arrivato non sei più libero di fare quelle scelte che si fanno a 30 anni. I figli ad esempio. Ma una giovane che lavora a partita Iva è ovvio che viva la maternità come un sacrificio insostenibile. La società dovrebbe mettere tutte nelle condizioni di scegliere». Di buono c’è... «C’è che donne e uomini tra 30 e 40 anni hanno grandissime risorse mentali e culturali che consentono loro di arrabattarsi, hanno voglia di inventarsi e riuscire a farcela tra scogli e difficoltà».

OSTACOLI

Tanti. «Pensiamo alle trentenni come a donne consapevoli che possono costruire il futuro che più desiderano senza ostacoli. Purtroppo sappiamo che questa condizione è ancora lontana», Andrea Scotti Calderini, ceo e co- Founder di Freeda. «Ce lo dicono i dati sul gender gap e quelli Istat sui posti negli asili nido che diminuiscono da un anno all’altro. Eppure nelle zone dove i nidi sono più accessibili cresce l’occupazione femminile. Ma ce lo dice anche il fatto che è ancora difficile immaginare come una donna possa avere una vita piena senza maternità, perché la scelta di non volere figli è ancora oggetto di giudizio. Servono misure per abilitare le donne a scegliere per sé stesse senza condizionamenti né intralci». Due trentenni a confronto, in un video su YouTube (dal blog @ITrentenni). Quella degli anni ‘90 per comprare una casa va in banca, «le daremo subito un mutuo». Quella di oggi va dalla mamma, «maaa.. scusa, quella casa della zia, della nonna, della cugina di papà, alla fine è stata venduta?».

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