Al Moma 80 quadri per svelare l'enigma Magritte

Al Moma 80 quadri per svelare l'enigma Magritte
di Gloria Satta
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Lunedì 14 Ottobre 2013, 12:00 - Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 10:12
Il giro di Magritte in ottanta quadri. I più famosi, quelli che hanno influenzato e sono stati influenzati dalle avanguardie del Novecento e rimangono saldamente radicati nell’immaginario moderno. Quei capolavori senza tempo vengono oggi presi in prestito dalla pubblicità, dalla grafica, dal cinema: non rimandano forse alle creazioni del grande artista belga i paesaggi fluttuanti di Avatar?



L’OMAGGIO

Al MoMa di New York una magnifica esposizione, intitolata ”Magritte: The Mistery of Ordinary” (in programma fino al 12 febbraio) rende omaggio al maestro della pittura surrealista. Innamorato di De Chirico, è stato l’esploratore instancabile degli enigmi dell’universo e dei labili confini che dividono il pensiero dall’immagine, la realtà dall’inconscio, l’oggettività dalla rappresentazione.

La mostra, curata da Anne Umland e Danielle Johnson, è incentrata sugli anni cruciali in cui Magritte, che dal 1927 al 1930 si era trasferito a Parigi, lavorò a stretto contatto con i santoni del movimento surrealista André Breton, Salvador Dalì, Paul Éluard.



LA SFIDA

Tra il 1926 e il 1938 René Magritte firmò un numero impressionante di opere (a New York sono esposti anche oggetti, piccole sculture, collages) in cui la sfida alla realtà è protagonista. I soggetti sono corpi senza testa, specchi dai riflessi ”impossibili”, trompe-l’-oeil, parole sotto forma di scritte o di fumetti, nuvole biomorfiche, uova ingabbiate, nudi e paesaggi scomposti in quadri diversi. E poi gli uomini con la bombetta, motivo ricorrente nel lavoro del maestro belga, scomparso nel 1967: il segno dell’irrisione alla borghesia tanto avversata dalle avanguardie.

Niente è come sembra, l’evidenza viene continuamente ribaltata dall’illusionista Magritte. Il visitatore del Moma rimane affascinato e spiazzato dall’universo enigmatico, ambiguo e trasgressivo dell’autore di “Ceci n’est pas une pipe”, il celeberrimo dipinto del 1929 in cui la riproduzione perfetta di una pipa viene smentita dalla scritta sottostante ”questa non è una pipa”. Quadro-manifesto: «Un’immagine non è la stessa che pretende di rappresentare», spiegava il pittore nei ruggenti anni parigini, «ho scoperto un nuovo potenziale nelle cose, la loro abilità nel diventare qualcosa d’altro che se stesse...davanti ai miei quadri l’occhio deve pensare in modo diverso».



L’INCONSCIO

In ”Tentative de l’impossible” del 1928 una modella nuda si materializza sotto il pennello dell’artista: il senso dell’opera, omaggio alla moglie Gorgette che accetò di posare, è l’impossibilità di fissare su tela l’oggetto del desiderio. Nell’inquietante ”Le viol” (lo stupro), del 1934, i seni, l’ombelico e il sesso sostituiscono occhi, naso e bocca nel volto di una donna: Breton metterà l’opera sulla copertina del saggio ”Cos’è il surrealismo”. In ”L’assassin menacé”, uno dei quadri più grandi, un uomo ascolta musica dopo aver ucciso una donna che giace insanguinata, mentre due personaggi gli tendono un agguato. ”Le temps ménaçant” (1929) raffigura l’inconscio sotto forma di un busto, una tromba e una sedia fatti della materia impalpabile delle nubi: nacque dopo una vacanza in Spagna dei coniugi Magritte, ospiti di Dalì. A New York è esposto anche ”Le faux miroir”, un occhio riempito di nuvole, oggi adottato come logo dalla Cbs.E c’è il famoso ”Les amants”, il bacio di due innamorati coperti da lenzuoli bianchi: simbolo dell’incomunicabilità e della morte, il dipinto sarebbe una reminiscenza del suicidio della madre di Magritte che venne trovata annegata in un fiume, con la testa avvolta nella camicia da notte.

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