"La casa" in Calabria diventa mondo
nella sagra familiare di Angela Bubba

La scrittrice Angela Bubba
di Lucilla Noviello
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Mercoledì 19 Maggio 2010, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 20 Maggio, 16:12
ROMA (19 maggio) - I personaggi che incontriamo nelle pagine della sagra familiare de La casa, romanzo di Angela Bubba, edito da Elliot, sono pieni di vivacit, tanto che a tratti ci ricordano quelli di un altro scrittore, diverso per origine ma non per temi: l’irlandese Roddy Doyle.



Il linguaggio che l’autrice usa per descriverli è colorito e vivace
, e tutte le personalità si muovono all’interno di un discorso letterario che a volte rasenta quello tipico del fumetto classico, senza per questo essere scadente, mantenendosi lontano dalla superficialità e molto vicino invece ai toni tipici della comicità e dell’ironia.



La casa si svolge in Calabria, una terra che nella lunga storia di questo libro quasi subito cessa di essere regione italiana e diventa metafora ed emblema di molte terre di provincia, dell’Europa almeno, se non del mondo. Così come la famiglia protagonista quasi immediatamente diventa popolo intero e la casa, da luogo di muratura e in qualche modo di protezione, si trasforma in ambiente, e poi in teatro. I vari personaggi entrano ed escono dalle camere, dai luoghi della loro esistenza, appaiono sulla scena e recitano il loro ruolo. Vivono la loro esistenza immaginaria, sulla carta, ma somigliano moltissimo a quelli che ognuno di noi può realmente incontrare.



Angela Bubba li descrive nei tratti fisici, soprattutto indugia sulle linee espressive dei loro volti. Poi si concentra sulle tradizioni e sulle varie complicità, che uniscono e contemporaneamente distinguono il mondo dei bambini da quello degli adulti. Tutta l’avventura allora si allunga, le stanze, i cortili, il focolare, sembrano acquisire uno spazio fisico più grande, tutti i perimetri si dilatano, per accogliere i componenti di una famiglia che aumentano durante l’arco del tempo.



Cambiano gli abiti, qualcuno inizia a fumare. Gli accadimenti di Anselmo, Pina, Mina, Aurora e Benio, sono lontani, ma la prospettiva da cui li osserviamo è quella della memoria: ciò che accade loro si accomoda nella mente del lettore attraverso le corrispondenze, come fosse qualcosa che egli stesso ha in parte vissuto. Così a tratti ridiamo, a tratti ci commuoviamo; la nostra intelligenza è stimolata dalla ricerca di un senso, di una finalità, che vogliamo trovare all’interno di questa famiglia, di questa storia, le cui avventure si sviluppano in cerchio, perché si riproducono, ma anche in linea retta, poiché non si interrompono.



I protagonisti diventano originali nel modo in cui vivono il piacere, per esempio attraverso il linguaggio singolare con il quale Angela Bubba descrive le particolari sensazioni dei corpi. Così la famiglia Manfredi cresce, lievita, e la casa con essa: come una torta si gonfia. Il suo sapore è buono, riempie la bocca. Ma sembra essere comunque impotente, non ha la capacità di imporsi sugli altri sapori del mondo; incapace di trovare l’ingrediente nuovo per cambiarlo o per inventare essa stessa una ricetta che nessuno abbia saputo cucinare prima.



Angela Bubba, La casa, Elliot editore, pagg. 368, 16,50 euro.
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