Plauto, Barbara Berlusconi e Adriano Galliani: la storia del Doppio

Plauto, Barbara Berlusconi e Adriano Galliani: la storia del Doppio
di Luca Ricci
2 Minuti di Lettura
Sabato 21 Dicembre 2013, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 10:10
E’ bellissima l’antologia “Io e l’altro, racconti fantastici sul Doppio” (Einaudi, a cura di Guido Davico Bonino).

Il Doppio è un tema vecchio quanto il mondo. La nostra ombra ci segue da sempre. Già Plauto in Anfitrione aveva introdotto la figura del sosia, assurto dopo appena qualche secolo a figura archetipica in Dostoevskij. E come tacere i mirabolanti esperimenti di Robert Louis Stevenson ne Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde o i feticci magici di Oscar Wilde ne Il ritratto di Dorian Gray?



Nel novecento, come di consueto, il tema viene reinterpretato e rovesciato come un calzino. Innanzitutto attraverso l’invenzione degli alter-ego: personaggi letterari in tutto e per tutto identificabili con i loro autori. Che ne sarebbe stato di John Fante senza Arturo Bandini? O di Charles Bukowski senza Henry Chinaski? Tra l’altro, suggestione al quadrato, Chinaski sembra il sosia di Bandini (in entrambi i casi si tratta di poètes maudits, outsider letterari, scrittori incalliti e perdenti). Mai come oggi comunque viviamo in una meta-epoca. Il tema del doppio infatti ha scavalcato l’angusto recinto della letteratura per invadere nuovi spazi, colonizzare porzioni d’immaginario più ampie.



Nel 2000 venne commercializzato un gioco destinato a fare scalpore, che si limitava a riprodurre pedissequamente l’universo domestico di un uomo qualunque: The Sims non aveva mai fine, non aveva uno scopo precipuo da raggiungere. Si cominciava prendendo il controllo di un nucleo familiare che poteva essere composto da una o più persone, assumendosi gli obblighi che ciò comportava. In altre parole era necessario soddisfare tutti i bisogni e le esigenze dei personaggi simulati: mangiare, lavarsi, riposare, lavorare. Esattamente come succede nella vita vera.



Ma perché mai The Sims ebbe un successo così spropositato? La risposta di un videogiocatore: “Mentre gioco a The Sims mi interrogo sulla reale consistenza ontologica della mia esistenza. Esisto davvero o sono semplicemente il personaggio di una simulazione ancora più grande?”.



Niente di nuovo sotto la luce del sole, quindi. Anche la generazione zero, formatasi in sala giochi più che in biblioteca, aveva trovato la sua macchina per sdoppiarsi, cioè per pensare se stessa. In ogni caso niente di paragonabile a quel che succede oggi, visto che internet potrebbe proprio essere visto come un gigantesco doppio della realtà (o viceversa). In rete, sui social-network, non facciamo altro che sdoppiarci in continuazione- attraverso nick-name o avatar, ma anche con le nostre generalità usate per produrre autofiction-, e abbiamo tante identità quante sono le nostre password.



La nostra epoca è talmente doppia che la storia recente ci ha regalato due Pontefici e due Amministratori Delegati del Milan. E in fondo l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande si specchiano l’uno nell’altro.

Twitter: @LuRicci74
© RIPRODUZIONE RISERVATA