Tendenza Latella
di Maria Latella

Il tablet, il taxi e la tentazione di lasciar perdere

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Giovedì 23 Luglio 2015, 20:36
Viene il momento in cui anche il più' precisino, il più' combattivo, il più' tignoso, si arrende. Sento che questa pericolosa condizione di resa, la tentazione di alzare bandiera bianca si sta impadronendo di me. Resisto, eh. Almeno per ora. Ma non garantisco per il futuro. La mesta riflessione nasce da alcuni recenti episodi. Uno ve l'ho raccontato tempo fa. Stavo per prendere la metro, a San Paolo, quando ho visto cinque o sei giovani maschi che allegramente saltavano i tornelli, sotto gli occhi di tutti, passeggeri e controllori nel gabbiotto. Perplessa, ho rinunciato a 1) farmi i fatti miei 2) prendere la metro che stava arrivando. Col cipiglio della cittadina zelante mi sono spinta fino al gabbiotto per segnalare l'accaduto. Come vi ho gia' raccontato, la reazione e' stata una cosa a meta' tra la rivendicazione sindacale ("Non e'mio compito fermare chi non paga il biglietto". Ah no? E di chi e'allora?), l'appello alla solidarieta' ("Se lo faccio mi menano") e l'invito a tirare a campare ("Dia retta a me signora. Nun se stia a 'ffa il sangue amaro per questo"). Succedeva un paio di mesi e mi ero indignata. Tempo dopo, mi e'capitato di lasciare una borsa su un taxi (niente soldi, ma un cellulare e una carta di credito). Per natura e da sempre sono distratta, e'colpa mia e lo so, ma nei due giorni passati al telefono con tutte le centrali di taxi romani (l'avevo preso al posteggio di piazza Fiume) mi son sentita esporre più'o meno sempre lo stesso concetto:"Signo', che ce posso fa? Se nun l'hanno trovata nun l'hanno trovata. Si rassegni". Ho abbozzato, ma dentro di me non ero doma. "Dev'essere un caso - mi sono detta - A Milano i taxisti mi hanno sempre riportato tutto: Ipad, cellulare, perfino un libro (ve l'ho detto, sono distratta)". Quando una settimana fa, con l'attenuante generica di essere rientrata da un lungo e stancante viaggio di lavoro, ho per l'ennesima volta dimenticato un tablet sul taxi che mi ha riaccompagnato a casa, ero convinta, certissima, sicura che l'avrei ritrovato. Mi fidavo e per una buona ragione: il taxi era di una nota coperativa. Mi conoscono, li chiamo sempre. Invece: niente. Telefono il giorno dopo. Ritelefono quello successivo. Macche'. Nemmeno la cortesia di richiamare per dire "Ci dispiace ma il suo tablet non e'stato rintracciato". Volevo continuare a chiamare: un po' per tigna e un po' per non somigliare a chi da tempo consiglia la resa. Poi mi e'tornato in mente l'impiegato della metropolitana, quello che allargando le braccia mi diceva:"Nun se la prenda, signo'. Lasci perdere". In fronte gli scorreva come su un display luminoso il netto e limpido concetto: a illusa, davvero pensi di cambiare le cose? Tu, da sola? Povera ingenua". Mi e' tornato in mente lui e ho smesso di chiamare quei taxi.
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