Tendenza Latella
di Maria Latella

Donne da conoscere 1/ Marta Dassù;: "Non ho tempo per le bollette. Devo leggere"

4 Minuti di Lettura
Lunedì 23 Febbraio 2015, 09:54
Avvicinandosi l'8 marzo, ho pensato di dedicare questo blog a una mezza dozzina di ritratti femminili. Donne che conosco e apprezzo. Role model? Role model. Si dice sempre, e lo dico anch'io, che in Italia c'è bisogno di queste benedette donne in gamba che possano ispirare le più giovani. Si dice, ma poi non le si racconta. Come scrivo nel mio nuovo libro, "Il potere delle donne", in libreria con l'editore Feltrinelli dal 25 febbraio, nelle riunioni di redazione ho assistito per anni allo stesso esoterico rito noto sotto il nome di "cerchiamo una donna autorevole". Per un'intervista. Per un ritratto fotografico. Per un convegno. I cervelli fumavano, I capiredattori si passavano nervosamente la mano tra I capelli (se li avevano). Alla fine c'era sempre qualcuno che, esausto, finiva per suggerire "quel" nome: "Si potrebbe sentire Rita Levi Montalcini". La grande scienziata scomparsa nel 2012 era già allora centenaria, ma veniva strattonata qua e là come se di anni ne avesse 21. E come se l'Italia delle donne in gamba non avesse che lei. Certo, non tutte sono premi Nobel, ma di donne da conoscere ce n'è un bel po' e questa settimana comincio col raccontarvi una signora assai apprezzata per le sue competenze in politica estera. E' anche nata l'8 marzo, data che faremmo bene a tenerci stretta. Marta Dassù (FOTO) ha tre incarichi: è direttore della rivista Aspenia e del programma di studi politici dell'Aspen Institute, è nel board di Finmeccanica ed è con la presidente Emma Bonino il motore di We-Women for Expo. Già viceministro agli Esteri, la milanese-fiorentina Dassù ha esperienza, competenza e, soprattutto, ha il buon gusto di non fartelo pesare. E' una che, dovendo raccontare di sé, non comincia dal passato di premiata tennista e golfista italiana, ma dal presente di "donna poco pratica e molto egocentrica" :"In famiglia tutti mi rimproverano perché non mi piace occuparmi di cose pratiche, non vado a pagare le bollette, non ho la fissa di avere la casa in ordine perfetto. Hanno ragione: se potessi, passerei il tempo a leggere, scrivere e giocare a tennis". Invece, guarda com'è la realtà, perfino lei, in fondo privilegiata, non può, ma questo non le impedisce di dire chiaro e tondo che invece le piacerebbe. Le piacerebbe vivere in un suo mondo fatto di politica internazionale, contatti, convegni. Egocentrica? "Si", risponde sincera. "I miei mi rimproverano di essere individualista". Diciamo che è una tara generazionale, dai baby boomers in poi. Ma almeno lei non fa la finta martire, non dice "Vorrei tanto restare a casa, ma il lavoro preme...". Il "suo" lavoro le piace più che stare a casa. Amen. In realtà, poi, Marta Dassù passa tutto il tempo che può con la figlia, laureanda in psicologia, e con la nipotina. Ne parla spesso, schermendosi: "In fondo, qualcosa di pratico, e di buono, l'ho fatto". Ed è molto meno aerea di quanto voglia sembrare. Per Women Expo, e con l'Aspen Institute presieduto da Giulio Tremonti, ha per esempio appena organizzato una tre giorni assai interessante tra Washington e New York. Mettendo a contatto personalità americane di grande prestigio e autorevoli professioniste italiane, dall'avvocato Paola Severino alla presidente di Valore D Claudia Parzani. Tra un convegno dell'Aspen a Venezia e un board di Finmeccanica, Marta Dassù si applica alle amate carte e progetta convegni internazionali mentre porta a spasso Nina, la nipotina di due anni. In Europa, e anche a Washington, la conoscono in molti e non solo perché è stata viceministro degli Esteri. Ha un curriculum che farebbe (e fa) gola a parecchie aziende. Come molte cinquantenni, ha scoperto il networking tra donne. Ma essendo ha fatto in fretta a recuperare: Women Expo, che la vede in prima linea con Emma Bonino, è solo una delle cose di cui si sta occupando. "Le donne devono imparare ad essere forti , ma devono cercare di fare network - riconosce - E devono imparare ad essere solidali tra loro. Spero che, in questo, le nuove generazioni siano diverse dalla mia". Come ha raccontato a Franco Di Mare, nel programma "Femminile singolare", in famiglia non incoraggiavano la civetteria. "Non sognatevi di giocare la carta sessuale - ripeteva sua madre a lei e alla sorella - Sarebbe barare e sarebbe di pessimo gusto". Ecco, essere di pessimo gusto, in casa Dassù, proprio non era consentito. E infatti lei, abile selezionatrice di tailleur che non si sgualciscono, sa come si riceve il baciamano di Chirac, ma anche come si schivano le solite trappole di cui è costellato il cammino di una donna di cosiddetto potere. Se le chiedete perché si sta impegnando tanto per le contadine dall'Africa o per le giovani in diplomazia, vi risponderà con il suo solito affilato candore: "Per due ragioni. La prima: perché gli uomini negli ultimi cinquant'anni hanno fallito. Non mi pare che il mondo sia stato gestito tanto bene. Ed erano loro al potere. La seconda: perché le donne sono bravissime e meritano una chance. Senza partire dal presupposto che siano migliori".
© RIPRODUZIONE RISERVATA