Inoltre la fase di ripartenza sarà progressiva per le nuove procedure richieste dal virus e per il riavviarsi delle attività dei 400 fornitori, due terzi dei quali sono italiani e la maggior parte di loro ubicati nell’area dove i coronavirus ha colpito più forte. Quindi l’azienda ha rivisto la “guidance” per l’anno in corso rivedendo più o meno tutti i target al ribasso. Da gennaio a marzo 2020 sono state consegnate ai clienti 2.738 vetture, il 5% in più rispetto alle 2.610 dello stesso periodo del 2019.
Nonostante questo, i ricavi sono scesi leggermente (932 milioni rispetto a 940, -1%) perché i maggiori introiti provenienti dalle auto e dai ricambi non sono bastati a compensare totalmente il calo proveniente dalla Formula 1, dall’attività dei negozi e dei musei e dal forte calo delle vendite (-44,2%) dei motori a Maserati (è un contratto che va ad esaurimento). In crescita del 2% Ebitda (da 311 a 317 milioni) che ha visto il “margine” salire a livelli record del 34%; il calo, invece, l’utile netto passato da 180 a 166 milioni (-14%) che ha fatto scendere l’utile per azione da 0,95 euro del primo trimestre 2019 a 0,90.
Per l’intero 2020 i ricavi netti previsti scendono a 3,2-3,6 miliardi rispetto a più di 4,1, l’Ebitda a 1,05-1,2 miliardi rispetto a 1,38-1,43 miliardi, l’utile per azione a 2,4-3,1 euro rispetto al precedente target che fra 3,9-3,95. «I due modelli che dobbiamo presentare quest’anno li lanceremo anche se potrebbero subire un leggero ritardo - ha dichiarato il ceo Louis Camilleri - le nuove auto ibride e la Purosangue ci daranno grandi opportunità in Cina».
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