PESCARA – «Abbiamo sperato tutti, fino all'ultimo», si incrina la voce del soccorritore Cristian Di Santo, presidente Lifeguard, mentre ripercorre le fasi della ricerca in mare di Fatime, la bambina di 12 anni, originaria della Guinea, annegata giovedì nelle acque antistanti gli stabilimenti balneari Jambo e Plinius. È stato lui a portare Fatime a riva, sulla moto d’acqua, correndo a tutta velocità contro il tempo. L’ha consegnata ai sanitari, che hanno tentato il tutto per tutto per rianimarla. «Tutti speravamo. Non abbiamo perso un secondo. Ci sono dei video in cui si vede la moto volare sull’acqua: stavamo lottando contro il tempo. Purtroppo non è bastato. Quello che sappiamo – prosegue - è che lei era in acqua con altri bambini. A un certo punto si sono girati e non l’hanno più vista. È stata una scomparsa silenziosa». L’allarme è scattato poco dopo le 17. «Le attività di ricerca sono iniziate grazie alla segnalazione degli assistenti bagnanti e dei responsabili presenti. Smentisco che mancasse il servizio di salvataggio. Gli assistenti erano presenti e le spiagge libere di Pescara sono tutte coperte dal piano di salvamento. L’incidente, tra l’altro, è avvenuto in una zona intermedia». Sul posto sono subito arrivati anche guardia costiera, squadra volante, coordinata dal dirigente Pierpaolo Varrasso, polizia locale, vigili del fuoco e 118.
LA RICOSTRUZIONE
«Eravamo in due sulla moto d’acqua - dice Di Santo - abbiamo perlustrato la zona. Poi è arrivato anche l’elicottero dei vigili del fuoco, hanno calato i sommozzatori. Sono stato io a indicare il punto dove poteva essere la bambina». Proprio lì, «in una buca tra le scogliere, dove l’acqua sembra bassa ma ci sono tratti profondi anche due metri, probabilmente la bambina è andata giù e non è più riemersa». Tempestivo anche l’intervento dei medici per le manovre di rianimazione: «Un lavoro impressionante, fatto con una professionalità straordinaria - racconta Di Santo -. C’erano medici, infermieri, due ambulanze. Tutti speravamo in un esito diverso. Ma purtroppo non c’è stato nulla da fare». L’immagine della bimba ha segnato profondamente i soccorritori: «Era come un dipinto. Molti colleghi sono scoppiati in lacrime. Nessuno è preparato a un momento così». Fatime è stata portata poi in ospedale: «Il fatto che non abbiano dichiarato il decesso a riva ci ha fatto sperare fino all’ultimo. I giovani hanno più possibilità di riprendersi. Quando i sanitari l’hanno portata via, è scoppiato un lungo applauso. È stato un momento fortissimo di solidarietà».
La Procura ha aperto un’inchiesta sulla tragedia, coordinata dalla pm Rosangela Di Stefano. Sarà eseguita l’autopsia. Intanto, la polizia sta verificando tutte le posizioni rilevanti ai fini di eventuali responsabilità.