Viterbo, al Poggino riapre meno della metà delle 200 imprese. Mancini: «Il Comune ci aiuti»

Ennio Mancini dell'Apea
Il Poggino riparte a metà. O anche meno. Delle 200 aziende che danno lavoro a circa 2 mila persone, almeno il 60 per cento ha ancora le saracinesche abbassate. «Ma se...

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Il Poggino riparte a metà. O anche meno. Delle 200 aziende che danno lavoro a circa 2 mila persone, almeno il 60 per cento ha ancora le saracinesche abbassate. «Ma se continua così un altro mese, alcuni non riapriranno più». Come uscirne? Secondo Enzo Mancini, presidente del consorzio Apea, bisogna unire le forze per farsi visibilità, ma non solo: «Stiamo lavorando a due progetti per partecipare a un bando, il Comune ci dia una mano».


Poggino ma anche area Coprovit: il consorzio racchiude le imprese di questa zona. Con la fase 2 come va? «C’è un po’ di ripresa – dice Mancini - ma il problema esiste seriamente. Le aziende ancora chiuse sono le principali attività commerciali come la Cia o le attività ludiche come le palestre. In totale parliamo di oltre la metà, sono invece aperti autoriparatori e carrozzieri, ad esempio». Queste le con condizioni in cui si lavora. «Gli organici sono più o meno gli stessi di prima – continua - ma avremo dei grossi problemi in futuro con i fornitori di materie prime, anche perché arrivano un po’ da tutto il mondo».

La prospettiva, al momento, non è delle migliori. «E’ molto probabile – spiega Mancini - che ci saranno ripercussioni dal punto di vista dell’occupazione: sarà inevitabile per chi non aveva una solida copertura economica ed è dovuto stare fermo per oltre due mesi». Ci sono delle richieste per cercare di migliorare la situazione.

«Il comprensorio è stato sempre un po’ abbandonato dalle varie amministrazioni. C’è un bando che scade a luglio: con il consorzio Apea, di cui fa parte anche il Comune, stiamo mettendo in piedi un’iniziativa su cui palazzo dei Priori dovrebbe darci una mano». Due i progetti che si stanno valutando: «Uno sull’energia, l’altro sulle acque. Una buona parte dei finanziamenti del bando è a fondo perduto, il Comune dovrebbe coprire quella piccola parte a carico del consorzio».


Vale la pena stare aperti alle attuali condizioni? «Sicuramente sì, già è un piccolo sostegno. Ma se si va avanti così ancora un mese alcune aziende non riapriranno più. Questo è un dato di fatto. Dovremmo fare massa comune per far crescere la zona – conclude - sono riserve che ho espresso all’amministrazione e agli assessori. Ma non ne faccio una questione politica». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero