Festival delle luci, tutti assolti perché «il fatto non sussiste»

Viterbo
Festival delle luci, tutti assolti perché «il fatto non sussiste». Si chiude con una sentenza di piena...

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Festival delle luci, tutti assolti perché «il fatto non sussiste».


Si chiude con una sentenza di piena assoluzione il processo per abuso d’ufficio a due dipendenti comunali trascinati davanti al collegio del Tribunale di Viterbo «per una querelle politica». Come afferma l’avvocato Fabrizio Ballarini.
Al centro del procedimento la manifestazione natalizia del 2013 targata Caffeina, quella che per quasi un mese illuminò le principali piazze del capoluogo offrendo spettacoli e giochi di luci.
Secondo l’accusa, che inizialmente chiese il rinvio a giudizio, per realizzare quel festival gli imputati avrebbero agito in violazione delle norme di legge e di regolamento sulla disciplina degli appalti, delle gare ad evidenza pubblica e della valutazione delle offerte, operando una valutazione surrettizia, artificiosa e non veritiera delle due offerte pervenute.
Imputati in concorso il dirigente comunale Stefano Menghini e la capufficio Maria Paola Pugliesi, difesi dagli avvocati Francesco Cercola e Fabrizio Ballarini. Parte civile Gruppo Carramusa srl, assistita dall’avvocato Giuseppina Paolocci.
«Siamo molti soddisfatti - ha spiegato l’avvocato Ballarini - abbiamo illustrato al collegio che la commissione ha seguito pedissequamente i criteri senza alcun abuso d’ufficio. E’ chiaro che si è trattato di una querelle politica e niente di più».
Il Festival delle luci finito sotto la lente dei magistrati è quello di sette anni fa. Gli avvisi di fine indagine invece, del maggio 2017. E arrivarono sul tavolo dei tre i componenti della commissione tecnica, tra i quali una caposervizio nel frattempo deceduta, incarica di valutare le proposte per il Natale 2013. Ma a far scattare l'inchiesta fu l’esposto presentato dalla società che non vinse. Durante le indagini furono ascoltati anche i presidenti di alcune associazioni, Marco Trulli per Arci e Irene Temperini per Proloco, che dissero di aver visto prove luci prima che uscisse il bando. Prove che non hanno costituito nessuna “prova”.

I due dipendenti hanno chiuso i conti con la giustizia con una piena assoluzione, chiesta durante la discussione anche dalla stessa Procura di Viterbo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero