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Forno crematorio rotto, salme in trasferta: scoppia la protesta a Viterbo a causa del guasto che da due mesi tiene spento l’impianto ubicato presso il cimitero di San Lazzaro. Mentre dal Comune non è partito mai alcun avviso e nemmeno un post nelle tante comunicazioni social di sindaca e Giunta per informare i cittadini, è successo che tante famiglie viterbesi si sono ritrovate a scoprire del disservizio solo all’ultimo. E in aggiunta, che per dare seguito alle ultime volontà dei propri cari si sarebbero dovute rivolgere a strutture fuori provincia, con aggravio di costi notevole dovuto al trasporto e ad altre incombenze burocratiche.
Guasto al cimitero, cremazioni ferme per 2 mesi e mezzo. Niente avviso dal Comune, disagi
Tra le voci che si sollevano c’è quella di Raffaele Amato, un abitante della frazione di Bagnaia, a cui il 22 dicembre scorso è venuto a mancare il cognato, quasi ottantenne. “Noi abbiamo appreso del guasto direttamente dall’agenzia funebre.
Il singor Amato ha vissuto un disagio simile non molto tempo fa: “Già la scorsa estate in occasione della morte di mia sorella avevamo trovato il tempio crematorio rotto per un altro guasto, rispetto a oggi però si trattò di aspettare una settimana per la riparazione”.
Oltre alla trasferta c’è anche l’incertezza sui tempi. La cremazione del cognato di Raffaele Amato è prevista per questi giorni. Pare proprio per oggi. “Mio cognato è morto il 22 dicembre e i funerali si sono svolti il giorno seguente. Evidentemente deve essersi formata la coda. Non abbiamo chiesto spiegazioni perché in quel momento sei assorto in altri pensieri, però è veramente un lasso di tempo lungo. Se fossimo stati informati prima dal Comune, non dico che avremmo optato per l’inumazione o la tumulazione tradizionali, ma avremmo almeno valutato”.
Intanto dalla Giunta Frontini ancora nessuna comunicazione ufficiale. Contattata nei giorni scorsi da Il Messaggero, la Silve, la società che ha in concessione il servizio di cremazione a Viterbo, aveva spiegato che il guasto non era prevedibile. Il problema riguarda un pezzo che deve essere nuovamente prodotto dalla fabbrica. L’ordine è stato fatto subito, ma la consegna è prevista per fine gennaio. Nel frattempo ai residenti la ditta riesce a garantire la cremazione nell’altro impianto di sua gestione a Firenze, garantendo la stessa tariffa applicata a Viterbo: 150 euro, “la più bassa d’Italia”. Ovviamente però la società non può farsi carico delle spese di trasporto e dei costi burocratici.
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