Zona rossa, il prefetto Bruno: «Io sto col governo. Rischio rivolte? Non lo vedo»

Zona rossa, il prefetto Bruno: «Io sto col governo. Rischio rivolte? Non lo vedo»
«Io la penso come la pensa il governo». Il prefetto Giovanni Bruno in questi giorni ha ricevuto visite e lettere. Ma sulla Tuscia in zona rossa tiene il punto. E non...

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«Io la penso come la pensa il governo». Il prefetto Giovanni Bruno in questi giorni ha ricevuto visite e lettere. Ma sulla Tuscia in zona rossa tiene il punto. E non ravvisa il rischio rivolte paventato dal Movimento sindacale autonomo di polizia e dal Nuovo sindacato carabinieri: «La situazione è sotto controllo». A proposito di lettere, arriva anche quella di Giulio Marini al ministro Maria Stella Gelmini, mentre l’Usb si scaglia contro la politica, perché «limitarsi a chiedere un cambio di colore è da irresponsabili».

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Qui prefettura: dopo incontri e missive, Giovanni Bruno ha fatto ciò che doveva fare. «Quello che ho – dice – è stato già inoltrato al mio gabinetto, al ministro della salute, al presidente della Regione, all’assessore alla sanità e per conoscenza al direttore generale della Asl. Questo è quanto io posso fare: trasmettere formalmente ciò che ho ricevuto». Troppo presto per avere una risposta: le carte sono state inviate ai destinatari ieri mattina, quindi «al momento non ho riscontro».

Mosap e Nuovo sindacato carabinieri hanno parlato di rischio rivolte e possibili problemi di ordine pubblico. Cose che però al prefetto non risultano. «La situazione è sotto controllo e monitorata – continua Bruno - tanto che sabato ho riunito il comitato ordine e sicurezza proprio per organizzare i servizi a corredo della zona rossa. Al momento questi paventati disordini io non li ho visti, né i sensori che sono le forze dell’ordine mi hanno rappresentato questo rischio in giro per la provincia».

Fin qui il prefetto. I movimenti per far tornare la Tuscia in zona arancione però proseguono, con il capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale, Giulio Marini, che scrive al ministro del suo stesso partito affinché faccia «tutto quanto in suo potere per far sì che alla provincia di Viterbo sia concesso di uscire dalla zona rossa, almeno fino al 3 aprile, non sulla base di un astruso favoritismo, ma prendendo in considerazione i parametri scientifici». Un bandolero insomma di lotta e di governo.

Nel frattempo l’Usb ha preso carta e penna, non per scrivere a governo, Regione e prefetto, ma per bacchettare la politica. «Limitarsi a richiedere una valutazione del colore della zona nel Viterbese senza chiedere con forza un Servizio Sanitario adeguato è da irresponsabili. Il sindaco e agli altri amministratori scrivano pure, ma per richiedere strutture sanitarie adeguate, assunzioni stabili e aiuti concreti a chi è in difficoltà».

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Il Messaggero