Turismo Viterbo, alberghi con l'acqua alla gola: «Per la ripresa serve una città viva»

Turismo Viterbo, alberghi con l'acqua alla gola: «Per la ripresa serve una città viva»
«Come si esce dalla crisi? Innanzitutto con un piano marketing serio che accenda l’interessa sulla nostra provincia: se non ci conoscono, come possono...

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«Come si esce dalla crisi? Innanzitutto con un piano marketing serio che accenda l’interessa sulla nostra provincia: se non ci conoscono, come possono sceglierci?» Aspettare non basta, bisogna creare della opportunità. Spostare l’asse del gioco dietro il pallone e chiudersi in catenaccio in attesa che passi la tempesta per Luca Balletti, presidente di Federalberghi, non è insomma lo schema giusto.

Meglio giocare d’attacco o, se non è possibile, almeno di sponda con l’elettricità che richiede il momento. Davanti a previsioni che su base nazionale parlano di un albergo su tre in chiusura entro il 2021, la richiesta partita dalla scrivania di Balletti assume la forma di un diktat da recepire il prima possibile.
«Il dato provinciale non è diverso dall’andamento nazionale – continua -. Se fino a pochi mesi fa una strategia promozionale era necessaria adesso è fondamentale». Tirata per la giacca, la politica deve giocare la sua partita. In questa maniera: «Va ripensato il concetto di turismo e rimodulata l’offerta – spiega Balletti - La città deve crescere e migliorare. I servizi essere più efficienti e i punti di interesse archeologico, artistico e culturale pienamente fruibili. Quello che ci serve è l’immagine di una città viva e accogliente».
Insomma, stop annunci palla lunga e pedalare. Perché la crisi morde. E perché gravi fiscali, incentivi e finanziamenti a tasse agevolato sono una medicina destinata, a lungo andare, a perdere l'effetto benefico «e molti quelli che potrebbero non farcela». Soprattutto a Viterbo che, al pari di tutte le altre città d’arte sta pagando lo scotto più duro.
«Al mare non se la passano meglio – si affretta ad aggiungere Balletti –. Le cose non vanno come sembra, a gonfiare i numeri sono soprattutto in pendolari del fine settimana ma i posti letto sono vuoti». Un calo del 35%, la metà dell’impatto che ha avuto la pandemia sul capoluogo.
«Come una bomba – aggiunge Balletti - Il dato è angosciante, parliamo di un crollo del 70% con molte strutture che hanno scelto di non riaprire». Il turismo in arrivo, e in aumento, in queste settimane non è sufficiente a sanare le perdite.
 «Vediamo tanta gente è vero – continua Balletti – ma si tratta di numeri inferiori allo stesso periodo dello scorso anno. Tutto va male? No, dei segnali positivi ci sono. Viterbo è cresciuta nettamente in questi anni ma ancora non basta». Non basta per puntellare nell’immediato un palazzo che scricchiola e per i prossimi mesi.

«Luglio e agosto è il bimestre più difficili in città e apre  la bassa stagione – conclude Balletti – per un rilancio, verosimilmente, dovremo aspettare la primavera del prossimo anno. Un orizzonte lontano che senza interventi a livello locale, regionale e nazionale parecchi rischiano di non vedere».
 
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Il Messaggero