Inchiesta sui rifiuti, rinviati a giudizio sette responsabili di Ecologia Viterbo. Il gup del Tribunale di Roma ha disposto che sette dei dieci indagati per associazione a...
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Sono il responsabile amministrativo e gestore dell’impianto di Casale Bussi di Ecologia Viterbo Francesco Zadotti, del legale rappresentante di Ecologia Viterbo Bruno Landi, del responsabile dell’impianto Daniele Narcisi, del responsabile della pesa Massimo Rizzo, del direttore tecnico di Ecologia Viterbo Paolo Stella e del legale rappresentante della Ecologia Viterbo srl Gaetano Aita.
Prosciolti invece il rappresentante del laboratorio e il direttore tecnico della discarica. I reati, contestati a vario titolo, sono l’associazione per delinquere, truffa e frode nella gestione dei rifiuti urbani. Gestione abusiva di ingenti quantitativi di rifiuti e operazioni non autorizzate. Il procedimento nasce in seguito all’operazione Vento di Maestrale che a giugno del 2015 portò all’arresto di nove persone.
Più 50 carabinieri del comando provinciale di Viterbo, 25 del Noe di Roma, 38 agenti della Stradale furono impegnati nell’operazione. Nove le perquisizioni negli uffici amministrativi di enti pubblici a carico di funzionari addetti al settore rifiuti nonché nelle sedi legali e operative delle società. Infine il sequestro di un impianto di trattamento meccanico biologico dei rifiuti a Casale Bussi. Tutte le indagini furono condotte dagli uomini del Noe coordinati dal maggiore Pietro Rajola Pescarini e dal colonnello Sergio De Caprio. La maxi operazione portò a due diversi filoni di inchiesta. Uno a Viterbo che coinvolse anche amministratori locali, tutt’ora in corso. L’altro, invece, finì in mano alla Dda di Roma. Sfociato negli ultimi sette rinvii a giudizio.
Il processo inizierà il prossimo 12 giugno. Nel frattempo si sono costituiti parte civile molti del Comuni che avevano affidato a Casale Bussi il trattamento dei rifiuti. Tra questi Civitavecchia, Viterbo e la Regione Lazio. In totale le parte offese sarebbero 129, enti locali tra Lazio e Umbria. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero