Negozi in fuga dal centro storico e commercianti sul piede di guerra. Il provvedimento di chiusura deciso dal sindaco Alessandro Giulivi piace sempre meno. ...
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«Una scelta sofferta ma che non può essere diversa – spiega Samanta Mencarelli, titolare di un negozio di fiori in corso Vittorio Emanuele -. Dopo due mesi di incassi zero l’incertezza è un rischio che la nostra azienda non è in grado di sostenere». Come Mencarelli, che insieme alla famiglia da 30 anni è attiva nel cuore di Tarquinia, altri quelli che adesso guardano oltre le mura. «La mia decisione è nata il giorno dopo la fine del lockdown – dice – il quattro maggio abbiamo riaperto e il cinque è stata inviata la raccomandata per la disdetta del locale. C’è già abbastanza acqua sulla barca e non è il caso di tirarne altra a bordo».
A pesare, soprattutto, il cammino dell’amministrazione che, con continue modifiche alla viabilità, sembra avanzare su un sentiero al buio. «La direzione che molti Comuni stanno seguendo è quella imbroccata dal comune di Tarquinia, ne siamo consapevoli – continua Mencarelli – Ma senza preavviso, parcheggi e una piano alle spalle allora la chiusura equivale a una sentenza di condanna».
Una scure che nessuno vuole vedersi calare sul collo come testimonia la raccolta firme che, da dieci giorni, i commercianti hanno animato per chiedere al sindaco di tornare sui suoi passi. Una soluzione potrebbe uscire dal consiglio straordinario chiesto delle opposizioni. Intanto, per frenare la possibile emorragia e lo svuotamento del centro,
Giulivi ha in mente un piano di rilancio che passa attraverso la concessione di un contributo a fondo perduto per le nuove attività e la riqualificazione di quelle esistenti. Fondi da stanziare in base alle richieste al bilancio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero