Niente assemblea, niente modifiche sullo statuto. Lo ha stabilito il consiglio direttivo del Sodalizio, almeno questo all’unanimità. Perché la decisione di...
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La comunicazione è arrivata sul gruppo whatsapp e sulla pagina Facebook del Sodalizio: «Si informano tutti i soci che, ravvisata la necessità di approfondimento delle procedure statutarie relative alla modalità di voto dell’assemblea – si legge – il consiglio direttivo nella seduta del 15 novembre ha deciso all’unanimità di annullare la convocazione dell’assemblea straordinaria prevista per il 19, rinviando una eventuale convocazione a data da destinarsi». Firmato, il consiglio direttivo. Le modalità di voto, altro oggetto del contendere: palese o segreto.
«E’ stata la decisione più saggia», sostiene Moneti, attuale consigliere e già vice presidente. E infatti, andando al muro contro muro, si sarebbe rischiato di tornare indietro di anni. «La decisione di rinviare – continua Moneti – è stata presa per evitare spaccature. Prendiamoci un momento di meditazione. E speriamo che in seguito, se si dovranno fare di nuovo delle modifiche allo statuto, si facciano con la testa, insieme, e non solo da varie fronde dei Facchini». Come dire, siamo di nuovo alle correnti. E adesso? «Ci vorrà tempo perché le ferite sono ancora aperte, ma speriamo di risanare la frattura».
Pare che l’assemblea dovesse essere preceduta da una cena, non però con tutti i Facchini. Cosa che non ha contribuito a rasserenare gli animi. Sabato si sarebbero dovute votare una serie di modifiche allo statuto, tra cui il limite a tre mandati per le alte cariche, che tra due anni avrebbe imposto la successione al presidente Massimo Mecarini e al capofacchino Sandro Rossi. Ma anche l’età massima da 60 a 55 anni per stare sotto la Macchina, che avrebbe messo fuori almeno cinque senatori: Romolo Tredici, Luciano Tola, Ercole Rempicci, Americo Delle Monache e Marco Cepparotti. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero