Sanità, il gruppo Ro.Ri. licenzia 18 persone tra Nepi e Viterbo. Lo scontro tra sindacati

Sanità, il gruppo Ro.Ri. licenzia 18 persone tra Nepi e Viterbo. Lo scontro tra sindacati
Alla casa di cura di Nepi toccherà a 12 persone. Alla Nuova Santa Teresa di Viterbo ne saranno sacrificate 6. Il gruppo Ro.Ri. avvia i licenziamenti per 18 lavoratori su un...

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Alla casa di cura di Nepi toccherà a 12 persone. Alla Nuova Santa Teresa di Viterbo ne saranno sacrificate 6. Il gruppo Ro.Ri. avvia i licenziamenti per 18 lavoratori su un totale di 167 (164 a tempo determinato e 3 a termine). I motivi alla base degli esuberi sono – a detta della proprietà – legati “alla grave crisi aziendale che ne determina l'insostenibilità economica”. Crisi che avrebbe una matrice ben precisa: “E' determinata in parte dalla politica sanitaria regionale che ha ridotto progressivamente la remunerazione del settore attraverso tagli lineari indiscriminati senza mutamenti degli standard assistenziali richiesti. In altra parte – scrive l'amministratore Fabio Angelucci – dall'aumentata incidenza dei costi del personale sui ricavi che, nel medio periodo, ha evidenziato un costo che assorbe la maggior parte dei ricavi dell'azienda, determinando un'eccedenza di organici”. 


Lunga la lista degli accreditamenti revocati e delle soppressioni di posti letto, a cui va aggiunta la riduzione dei ricavi causata da una “diminuzione del 40% delle tariffe di Hospice domiciale con una riduzione dei ricavi di circa 3 milioni di euro l'anno e del fatturato delle Rsa (residenze sanitaria assistenziali) – continua – con calo dei ricavi di circa 700mila euro nel 2015 e di circa 1.200.000 nel 2016”. Così l'azienda ha deciso di licenziare: a Nepi se ne andranno 3ausiliari addetti all'assistenza, 4 unità della riabilitazione, un tecnico del laboratorio analisi e 4 addetti alla portinerie; a Viterbo un ausiliario addetto all'assistenza, un caposala di medicina generale, un autista, 3 portinai.


I sindacati hanno subito chiesto un tavolo di confronto. “Questi licenziamenti – spiega Mario Malerba della Cisl – sono conseguenza di una politica sanitaria regionale assente e di un piano per gli accreditati non attuato dalla Asl. Non siamo certo d'accordo con l'azienda che parlava di assunzioni e invece licenzia. Dove sono le istituzioni preposte, forse migrate insieme ai numerosi pazienti della Tuscia?”. Dura anche Antonella Ambrosini (Cgil): “Abbiamo firmato un contratto di solidarietà con il gruppo che – racconta - serviva a salvare tutti fino all'entrata a regime dei posti privati autorizzati. Ma dal 22 settembre la proprietà ha sospeso la solidarietà. Ora lotteremo per salvare i lavoratori, andando subito a verificare il reale numero degli esuberi”. Dalla Uil arriva infine un retroscena che spiegherebbe perché Angelucci ha sospeso la solidarietà: “Dobbiamo ringraziare – accusa Lamberto Mecorio – l'Usb che ha denunciato l'azienda all'ispettorato provinciale del lavoro per ferie arretrate. Questo ha portato al blocco dell'ammortizzatore e a una multa di 5mila euro. Cercheremo ora di limitare i danni”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero