Lunga la lista degli accreditamenti revocati e delle soppressioni di posti letto, a cui va aggiunta la riduzione dei ricavi causata da una “diminuzione del 40% delle tariffe di Hospice domiciale con una riduzione dei ricavi di circa 3 milioni di euro l'anno e del fatturato delle Rsa (residenze sanitaria assistenziali) – continua – con calo dei ricavi di circa 700mila euro nel 2015 e di circa 1.200.000 nel 2016”. Così l'azienda ha deciso di licenziare: a Nepi se ne andranno 3ausiliari addetti all'assistenza, 4 unità della riabilitazione, un tecnico del laboratorio analisi e 4 addetti alla portinerie; a Viterbo un ausiliario addetto all'assistenza, un caposala di medicina generale, un autista, 3 portinai.
I sindacati hanno subito chiesto un tavolo di confronto. “Questi licenziamenti – spiega Mario Malerba della Cisl – sono conseguenza di una politica sanitaria regionale assente e di un piano per gli accreditati non attuato dalla Asl. Non siamo certo d'accordo con l'azienda che parlava di assunzioni e invece licenzia. Dove sono le istituzioni preposte, forse migrate insieme ai numerosi pazienti della Tuscia?”. Dura anche Antonella Ambrosini (Cgil): “Abbiamo firmato un contratto di solidarietà con il gruppo che – racconta - serviva a salvare tutti fino all'entrata a regime dei posti privati autorizzati. Ma dal 22 settembre la proprietà ha sospeso la solidarietà. Ora lotteremo per salvare i lavoratori, andando subito a verificare il reale numero degli esuberi”. Dalla Uil arriva infine un retroscena che spiegherebbe perché Angelucci ha sospeso la solidarietà: “Dobbiamo ringraziare – accusa Lamberto Mecorio – l'Usb che ha denunciato l'azienda all'ispettorato provinciale del lavoro per ferie arretrate. Questo ha portato al blocco dell'ammortizzatore e a una multa di 5mila euro. Cercheremo ora di limitare i danni”.
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