Roma-Orte a bordo della “signorina”: in 280 sulla locomotiva a vapore

Foto Claudio Pulcinelli
Un salto indietro nel tempo. Di un secolo, quando c’era ancora la locomotiva con il suo inconfondibile ciuf ciuf. Da Roma a Orte in treno a vapore: è l'insolita...

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Un salto indietro nel tempo. Di un secolo, quando c’era ancora la locomotiva con il suo inconfondibile ciuf ciuf. Da Roma a Orte in treno a vapore: è l'insolita iniziativa organizzata dal Dopo lavoro ferroviario di Roma e quello di Orte. Un biglietto di andata e ritorno, con in mezzo una serie di manifestazioni nel comune della Tuscia, che ha collaborato alla realizzazione.

 
Quasi come la coppia Troisi-Benigni in “Non ci resta che piangere”: il prossimo 14 maggio in 280 potranno viaggiare sulla locomotiva a vapore Gr 625, costruita a cavallo tra gli anni ’10 e ’20 del secolo scorso, soprannominata “signorina” per le sue forme rotonde. La velocità massima si aggira intorno ai 90 chilometri orari. Ma dell’epoca ci saranno anche le carrozze: tre tipo 1933 “Terrazzini” e una “Centoporte”.
 
Il capostazione darà il via dalla stazione di Roma Tiburtina alle 9,05, l’arrivo a Orte è previsto alle 10,50, con tanto di banda a dare il benvenuto. Insomma, per un giorno potranno essere dimenticati i tormenti sopportati ogni giorno dai pendolari di questa linea i cui treni attuali sono troppe volte assai più lenti della “signorina”.

Una volta scesi dal conviglio, il viaggio nel tempo sarà ancora più a ritroso: visita guidata alla parte medievale del paese, poi in quella sotterranea, quindi il pranzo nella taverna, lo spettacolo degli sbandieratori e il concerto in cattedrale con uno degli organi più antichi d’Italia.
 
Il ritorno sarà alle 17,35. Durante i viaggi ci saranno soste per garantire l’approvvigionamento di acqua, necessaria al funzionamento del treno. Per guidarlo serve personale specializzato, compreso chi è chiamato a mettere il carbone per l’alimentazione. Un’iniziativa insolita e difficile da mettere in pratica, alla quale si è lavorato per 10 anni. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero