Residenti e associazioni in guerra contro 40mila galline: parte il ricorso al Tar contro l'apertura di un'azienda aviaria

Residenti e associazioni in guerra contro 40mila galline: parte il ricorso al Tar contro l'apertura di un'azienda aviaria
Un esercito di 40mila galline ovaiole pronto ad accamparsi in maniera permanente all’intero di due capannoni «a ridosso di case e agriturismi con un alto rischio...

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Un esercito di 40mila galline ovaiole pronto ad accamparsi in maniera permanente all’intero di due capannoni «a ridosso di case e agriturismi con un alto rischio biologico e sanitario». Un progetto secondo il Comitato per la tutela del paesaggio, dell’ambiente, del turismo e delle tradizioni rurali di Montefiascone (Coppatrim) da cestinare. E così i residenti hanno presentato un ricorso al Tar contro il Comune di Montefiascone e una azienda agricola locale. La camera di consiglio fissata per martedì 15. Le firme in calce sono quelle di un gruppo di residenti riuniti nel Copattrim, sostenuti da Italia Nostra e Lipu (lega italiana protezione uccelli). Obiettivo, fermare la costruzione di un allevamento intensivo in località Cerchiare/Mosse/Vallalta. «La decisione del Comune di Montefiascone di autorizzare la costruzione dell’allevamento sembrerebbe non aver rispettato tutte le cautele normative in materia ambientale – si legge in una nota - e in tempi di epidemie virali questo modo di operare comporta comprensibili preoccupazioni». 


Un iter procedurale che per il comitato sarebbe quindi di buche, l’unica soluzione al quale non può che passare dalla messa al bando dell’allevamento intensivo in un’ottica di tutela dell’agroecosistema e del paesaggio locale «per evitare che perdano la loro identità a causa di logiche commerciali e speculative». «Nella Provincia di Viterbo si assiste ormai ad una vera e propria colonizzazione del territorio da parte di allevamenti avicoli intensivi – conclude la nota - È quindi auspicabile un’agricoltura che coniughi uomini, animali e ambiente in un triangolo virtuoso, concetti senza dubbio ben distanti da quello degli allevamenti animali intensivi». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero