La sanità da commissariare? Panunzi: «A Viterbo sì, ma nel Lazio è impossibile, lo dicono i numeri»

L'ospedale di Belcolle
«Commissariare la sanità del Lazio? Assurdo. E impossibile, visto che si fonderebbe su un debito inesistente». Il consigliere regionale viterbese Enrico Panunzi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Commissariare la sanità del Lazio? Assurdo. E impossibile, visto che si fonderebbe su un debito inesistente». Il consigliere regionale viterbese Enrico Panunzi (Pd) si affida ai numeri. Dopo l'ok al bilancio 2023 della Regione resta infatti in sospeso la questione sanità, per la quale il presidente Francesco Rocca ha rimandato alla decisione (il 20 aprile) del governo. Intanto ieri l'altro è scattato il commissario per la Asl Viterbo con la nomina di Egisto Bianconi. «Decisione "tecnica", vista la vicina scadenza dell'attuale direttore generale in carica oggi come facente funzioni», spiega il consigliere.

«Il debito della sanità laziale per il 2022 ammonta a circa 216 milioni di euro. Ma i costi sostenuti dal Lazio per il Covid, solo nel 2022, sono di quasi 452 milioni. Se - rileva Panunzi - verranno rimborsati dal Governo, come tutte le Regioni chiedono, avremmo un avanzo di circa 236 milioni». Credito che il Lazio reclama insieme a parte di quei 5,2 miliardi di euro per le spese Covid fino al 2021, più il miliardo e 400 milioni di caro bollette sempre per il 2021. Panunzi ci aggiunge anche il cosiddetto pay-back, «lo sforamento di spesa per i dispositivi medici utilizzati, dalle garze alle Tac: sarebbe a carico delle imprese ma queste non vogliono pagare. Sono altri 2,2 miliardi per il 2015-2018, più un altro miliardo e 800 milioni per anni successivi. Se lo Stato farà lo sconto alle aziende, le Regioni dovranno essere ristorate».

Fin qui in numeri. Per il consigliere dem poi c'è il fattore politico. «Dietro al fantomatico debito della sanità non vorrei si celasse il tentativo di tornare in commissariamento. Che oltre a essere un danno per i cittadini con sacrifici e restrizioni, tecnicamente sarebbe improponibile». Anche qui Panunzi ricorre ai "pilastri fondamentali" su cui si valuta il commissariamento. «Uno, il debito corrente dovrebbe superare il 5% del Fondo nazionale sulla sanità, quindi nel Lazio dovrebbe raggiungere i 620 milioni: ma oggi siamo al sicuro per circa 400 milioni rispetto ai dati. Due: dovremmo essere inadempienti rispetto al Livelli essenziali di assistenza (i Lea, ndr) certificati dal ministero della Salute. E qui siamo tra le 7 Regioni adempienti. Quindi sarebbe una forzatura istituzionale commissariare».

Resta lo spettro del debito consolidato, quello ereditato dalla giunta guidata da Nicola Zingaretti e cresciuto negli ultimi anni. Sul quale il neopresidente si è detto molto preoccupato: la somma è di circa 22 miliardi, superiore di 10 rispetto a dieci anni fa. Per Panunzi i conti sono chiari: «Sono stati regolarizzati contabilmente quasi tutti i debiti accertati, attraverso mutui e prestiti. Per pagare imprese, Comuni ed enti locali destinatari di pregressi finanziamenti non coperti in bilancio, oltre che a ricapitalizzare le società come Cotral, Arsial, Astral». Inoltre, sempre nel 2013 c'era un debito corrente di 13 miliardi verso imprese, enti locali e famiglie, «onorato ricorrendo alle anticipazioni di liquidità concesse dal Governo alla Regione. Ora ci sono le rate di ammortamento».

Approvato velocemente il bilancio 2023, è partito l'impegno per Rocca (votato all'unanimità alla Pisana) a ridurre la pressione fiscale e a rifinanziare le esenzioni Irpef per i redditi più bassi, attraverso il "Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale" (reddito imponibile ai fini dell'addizionale fino a 40.000 euro).
 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero