Qualcuno ha parlato di miracolo, ma lui stronca subito. “I miracoli non li fa nessuno, abbiamo messo in piedi un progetto a lungo termine e alla fine siamo stati...
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Ma ad affascinare è proprio la storia e le modalità con la quale Pagana ha costruito il miracolo Fenice: il mister mette la scuola al primo posto dettando le regole; il Calcio a 5 deve essere una cosa in più; il vero obiettivo deve essere quello di diplomarsi o ancora meglio laurearsi. “Quest’anno no ma negli anni scorsi mi è capitato anche di impartire qualche ripetizione ai miei ragazzi – rivela Pagana – in Italia il Calcio a 5 non può essere considerato un primo lavoro: non siamo professionisti e per questo la scuola e lo studio diventano basilari”.
Tutti tesserati locali, il più grande ha 24 anni, e tre laureati in squadra: la mattina c’è chi studia, il pomeriggio lavora e la sera si ritrova al palazzetto per gli allenamenti. I calciatori della Fenice provengono dalla Gazzera, quartiere popolare di Mestre o da Catene zona problematica di Marghera: Pagana, per loro, è molto più di un allenatore. “Nessuno fa miracoli e i calciatori che alleno provengono da famiglie con valori importanti. A volte la vita è imprevedibile: noi, attraverso lo sport, abbiamo il dovere di tenere i ragazzi impegnati su un obiettivo da raggiungere e condividere con i propri coetanei”. Una seconda vita dunque con Pagana, vincitore in passato del prestigioso premio futsal “Le ali della vittoria”, che ha vissuto sulla propria pelle cosa significa ripartire. Dato per spacciato e condannato alla dialisi a vita, viene salvato dalla moglie che, a due anni dal matrimonio, gli dona un rene salvandogli l’esistenza. “La vita è un dono incredibile: è un peccato sprecarla”. E’ la storia di Pagana e della sua Fenice dei miracoli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero