Nuova campagna di scavo a Vulci con l'università Federico II di Napoli

Nuova campagna di scavo a Vulci con l'università Federico II di Napoli
Dopo oltre 60 anni riprendono gli scavi archeologici nell'area della necropoli di “Ponte Rotto” nel parco di Vulci (Viterbo). Si tratta di un progetto condiviso...

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Dopo oltre 60 anni riprendono gli scavi archeologici nell'area della necropoli di “Ponte Rotto” nel parco di Vulci (Viterbo). Si tratta di un progetto condiviso tra la stimata università Federico II di Napoli, Fondazione Vulci, la Soprintendenza di Roma e i comuni di Montalto di Castro e Canino.


L'area delle ricerche si trova nel territorio di Canino, a est della Tomba François, in prossimità della presunta localizzazione della Tomba dei Bronzetti Sardi. Ieri mattina sono iniziati a pieno ritmo i lavori nel cantiere, dove stanno scavando gli studenti dell'università seguiti dal professore Marco Pacciarelli e dal direttore scientifico di Fondazione Vulci Carlo Casi con il coordinamento di Simona Carosi della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per l'Area metropolitana di Roma, la provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale.

La ricerca ha tra gli obiettivi quello di ritrovare e rendere fruibili al pubblico altre porzioni di quella che è comunemente riconosciuta la necropoli reale di Vulci, aumentando i percorsi di visita del Parco. I primi risultati saranno presentati in occasione dell’incontro di studi internazionale “Vulci Work in Progress” che sarà organizzato nel 2021 a Vulci, dove confluiranno i dati delle ricerche svolte negli ultimi anni all’interno del Parco da parte di numerosi enti di ricerca italiani e stranieri.

«Si è creato a Vulci un clima di collaborazione molto importante – ha detto il professor Pacciarelli -. Con questa unione d'intenti è stato possibile avviare un progetto che ha l'obiettivo di ricostruire l'origine di Vulci, una delle grandi città di tutto il mediterraneo antico».

I ragazzi si tratterranno a Vulci quattro settimane, lavorando sul primo scavo sistematico su vasta superficie in questa zona di Vulci, per scoprire come erano strutturate queste necropoli. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero